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Fausto Bertinotti, comica arrampicata sugli specchi: "Il libro in testa a Meloni? Gesto futurista"

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Un'arrampicata sugli specchi con annesso giramento di frittata che non capita spesso di vedere. È quella di Fausto Bertinotti sulla polemica che lo ha travolto. L'altro giorno da Massimo Gramellini a In altre parole aveva detto che avrebbe tirato "un oggetto contundente" a Giorgia Meloni che parlava del Manifesto di Ventotene in Parlamento, anzi "un libro  che forse le servirebbe". Parole che molti hanno definito violente e inaccettabili, mentre nelle stesse ore infiammava la polemica per la tirata di capelli di Romano Prodi a una giornalista Mediaset. 

Ma l'ex segretario di Rifondazione comunista respinge le critiche e anzi, fa la vittima nel salotto tv di David Parenzo L'aria che tira, sempre su La7. L'ex presidente della Camera usa l'espediente retorico dell'autodenuncia: "Io sono sempre stato per una pratica non violenta. Anche nella pratica non violenta, da Gandhi a Pannella, c'è la trasgressione della regola, alla condizione che accetti di essere condannato per quella trasgressione...". E quindi? "Io non violento faccio un'eccezione alla mia regola non violenta, perché voglio significare una rottura che si è prodotta nei confronti del vivere civile del paese", argomenta Bertinotti.

Insomma, il leader comunista parla di reazione a "una trasgressione violenta che il potere fa", ossia la Meloni, con "una trasgressione del valore prevalentemente simbolico, per denunciare che tu hai superato una soglia comunemente accettabile". Ebbene sì, l'ha detto ribaltando completamente la questione. Per Bertinotti, con la sponda di Parenzo, afferma che è Meloni che ad aver "superato la soglia" denunciando le posizioni più estreme contenute nel Manifesto di Ventotene. E l'oggetto contundente paventato è solo "linguaggio del futurismo" che la maggioranza "dovrebbe conoscere bene", ironizzano i due. Quindi Bertinotti rivendica un "gesto marinettiano". E quello di Prodi cos'è? Un tentativo di messa in piega?

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