
Bertinotti sulla scia di Prodi: "Meloni? Cosa le avrei tirato...", sinistra in tilt su Ventotene

Ci mancava Fausto Bertinotti che vorrebbe tirare "un oggetto contundente" a Giorgia Meloni. Ma che succede ai padri nobili della sinistra? Dopo le intemperanze di Romano Prodi che ha sbottato contro la domanda di una giornalista di Quarta Repubblica sul Manifesto di Ventotene ("Ma che cavolo di domanda è?", ha tuonato contro la cronista che lo accusa di averle tirato i capelli), è la volta dello storico leader di Rifondazione comunista ed ex presidente della Camera. Il tutto è andato in onda nel felpato salotto tv di Massimo Gramellini, In altre parole su La7, sabato 22 marzo.

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Nel giorno del suo ottantacinquesimo compleanno Bertinotti commenta la polemica seguita alla citazione della premier, in Parlamento prima del Consiglio d'Europa, delle parti del Manifesto di Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi idolatrato dalla sinistra in cui si auspica dittatura del proletariato e abolizione della proprietà privata. "Non è la mia Europa"; ha detto Meloni facendo infuriare l'opposizione. “A trasgressione, trasgressione e mezzo”, ha esordito l’ex presidente della Camera. “La presidente del Consiglio è abituata a fare un discorso istituzionale all’apertura del dibattito e una trasgressione finale in cui si propone come un leader di fazione”.
Per Bertinotti il punto non è una valutazione dello scritto che introduce il federalismo europeo: “Non sto parlando del mito, di persone e situazioni che non possono essere sottoposte a critica. Si può criticare”. Ma della modalità scelta da Meloni: "Stai parlando di un atto considerato fino all’altro ieri fondativo della Repubblica. Tutti, compreso il Movimento Sociale Italiano aveva rispetto verso Ventotene, che era sempre pluricitata. Tu invece irrompi contro estensori del testo che stavano al confino”. Poi la derapata: “Di fronte a questa trasgressione, io che sono un non violento avrei lanciato un oggetto contundente contro la presidente del Consiglio, prendendola o non prendendola, facendomi espellere”.

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L'ex terza carica dello Stato si accorge di averla sparata grossa e prova a correggere il tiro poco dopo, con esiti opposti: “Bisogna segnalare che un limite è stato oltrepassato. Io devo comunicare al popolo che così non si può fare, nel Parlamento e nella Repubblica italiana, quindi faccio un atto per cui mi condanno, ma intanto ti tiro un libro che è sempre una buona cosa. Che magari anche ti serve”. Insomma, un parziale dietrofront che forse è ancora più caustico dell'uscita, infelicissima, dell'oggetto contundente.
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