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Pd, c'è un'altra Salis e lancia il martello... Elly Schlein e il caos Genova

Aldo Rosati
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Disuniti alla meta. O tutti insieme disperatamente, il centrosinistra al «pesto» che alla fine riesce a mettersi d’accordo con un escamotage. Insomma l’incoronazione dell’enigma: Silvia Salis, la candidata trovata per miracolo da Andrea Orlando, quando la situazione stava diventando imbarazzante anche per il Nazareno.

Una (quasi) sconosciuta per i genovesi, che ora dovrà correre contro il tempo per farsi notare e far dimenticare le infinite risse della sua coalizione. Finisce così, a Genova, la lunga caccia della sinistra al candidato sindaco per la successione di Marco Bucci, la vicepresidente vicaria del Coni mette a tacere le ultime resistenze dei circoli Pd («ma siete sicuri che non sia totiana»?) e degli alleati. Di prima mattina la prescelta «per caso» comunica la sua decisione. «Raccolgo con orgoglio e forte senso di responsabilità la richiesta alla candidatura a sindaca di Genova, alla guida di una coalizione progressista, di centrosinistra, ampia e civica. Ringrazio della fiducia sincera che ho raccolto, nella convinzione di poter avere il privilegio di guidare una squadra plurale e forte, mossa dallo stesso comune di spirito di cambiamento», le sue parole dettate all’Ansa.

 

Una scelta che arriva dopo settimane di passione, con il front man del centrodestra, il vice sindaco Pietro Piciocchi già schierato. Ad infuocare gli animi della gauche il riemergere di antiche divisioni, quelle tra l’ex governatore Claudio Burlando e l’ultimo «perdente», Andrea Orlando, e la tendenza all’estremo distinguo degli alleati. Dal M5S che aveva già espresso la candidatura dell’ex parlamentare europea Tiziana Beghin, a Linea condivisa, la formazione del consigliere regionale Gianni Pastorino, che aveva insistito per portare Rossella D’Acqui. Una baruffa sfuggita di mano, a pochi mesi dalla cocente sconfitta alle regionali, che ha riaperto il vaso di Pandora dei conflitti sanguinosi nella coalizione. Questa volta soprattutto nel Pd, che doveva essere pacificato dalla vicinanza dell’ex ministro che ha scelto contro la sua volontà di restare in Liguria, rinunciando al seggio parlamentare. Eppure per settimane, il maggior partito di centrosinistra si è esercitato al tiro al piattello, sacrificando uno stuolo di aspiranti candidati (Romeo, Terrile, Sanna, D’Angelo e Pandolfo) e facendo terra bruciata intorno ai nomi che esercitavano più fascino nella coalizione, una su tutte, l’ex ministro della difesa Roberta Pinotti. Una situazione che aveva messo in allarme Elly Schlein, pronta ad usare il pugno di ferro, e di ritornare sulla prima indicazione, ovvero Luca Pastorino, deputato tornato al Pd dopo varie migrazioni e sindaco di Bogliasco.

 

Da qui l’improvvisa fretta del proconsole ligure e l’idea di virare su una candidata civica, già atleta olimpionica, seppure nel recente passato indicata proprio da Marco Bucci come ambasciatrice di Genova nel mondo. Aspetto che ha rinfocolato le polemiche dei circoli dem, che hanno accusato lei ed il marito (il regista Fausto Brizzi) di essere stati sostenitori di complemento dell’ex Presidente della regione Liguria Giovanni Toti. Altra criticità è il domicilio di fatto: Silvia Salis, anche per il suo incarico a stretto contatto con Giovanni Malagò, ha vissuto più a Roma che a Genova.

«Non capiamo perché ci si debba affidare ad una candidata digiuna di questioni amministrative. Le facciamo prima un corso?», le rimostranze dei circoli dem del Ponente, fino alle ultime ore prima del via libera. In pratica un azzardo, una lanciatrice di martello (la sua specialità olimpionica) ingaggiata per disinnescare le mine del campo largo genovese.

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