
Fuori dal coro, il retroscena di Giordano su Meloni indagata: cosa c'è sotto davvero

Ma cosa c’è sotto? Cosa ci sarebbe dietro all’indagine aperta dal procuratore della Repubblica Francesco Lo Voi nei confronti di Giorgia Meloni e mezzo governo sul caso Almasri? Se lo chiede Mario Giordano nel suo editoriale di apertura di Fuori dal Coro, il programma su Rete 4. Un intervento a inizio trasmissione che risponde a molti dei dubbi che il giornalista ha sulla vicenda. “In queste ore tutti si stanno chiedendo cosa c'è sotto? In effetti ci sono tante cose da capire, quindi proviamo a spiegarle in modo semplice così le capisce anche la mia mamma – esordisce Giordano –. La corte internazionale de L'Aja, che fa appunto arrestare criminali internazionali, dice ‘guardate dovete arrestarlo perché è in Europa’. In effetti viene arrestato il 18 gennaio a Torino e qui sorge il primo dubbio”. Di cosa si tratta? “Perché viene arrestato il 18 gennaio a Torino quando lui in Europa era già qua da 12 giorni? – si chiede Giordano –. La CPI perché non ha spiccato il mandato d'arresto prima? È questo uno dei primi dubbi, questa è una delle prime domande che ci fa venire appunto in mente ma che cosa c'è sotto?”. C’è anche altro.

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“C'è un'unica verità e la sanno tutti – spiega –. Il generale Almasri è tornato in Libia per una ragione di Stato italiana, cioè il governo ha ritenuto ragione di Stato per la sicurezza nazionale, fare in modo che non andasse a casa. È questo abbastanza chiaro, no?”. Il conduttore motiva le sue parole: “In Libia ci sono gli immigrati che possono partire o non partire a seconda di cosa decidono i libici e quindi essere invasi da migliaia di immigrati è una questione di sicurezza nazionale – sottolinea –. Lì ci sono i nostri interessi, c'è il petrolio, c'è il gas, ci sono le nostre aziende, quindi è chiaro, questo lo capisce anche la mia mamma, è stato fatto per ragione di Stato e che la ragione di Stato lo seguono tutti i paesi internazionali, qualsiasi paese”.

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Nessun altro governo avrebbe fatto diversamente, ma il punto è un altro: “Può un magistrato mettere sotto inchiesta una decisione presa dal governo in nome della sicurezza nazionale come mette sotto inchiesta lo scippo alla stazione Termini? Questo è il punto, perché si rischia di cadere nel surreale”. Poi, altro dubbio: “Questi procedimenti surreali da che cosa nascono? Non nasceranno mica da quel conflitto tra politica e magistratura, tra il governo che vuole fare le riforme e i magistrati che non la vogliono? Non nasceranno mica da quel conflitto lì? Perché sarebbe terribile a danno dei cittadini. E i cittadini quindi sono legittimati a chiedersi: ma cosa c'è sotto?”. Giordano poi cita Luigi Li Gotti l’avvocato che ha presentato l’esposto e che ha dato il via all’indagine: “Un avvocato che ha difeso i peggiori criminali, difendeva Brusca quello che scioglieva nell'acido i bambini – sottolinea il conduttore –. Quanti esposti e vengono cestinati, buttati via? Beh, certe volte io dico anche purtroppo, pensate durante il Covid quanti esposti contro il Premier Draghi e il Ministro Speranza sono finiti nel nulla”. Il conduttore Mediaset sta per chiudere il suo editoriale: “Sia chiaro che quel torturatore libico, tutti noi vorremmo che fosse in un carcere e non fosse libero ma certe volte si fanno delle scelte per ragione di Stato, come è stato quello di liberare il presunto terrorista iraniano per far tornare a casa Cecilia Sala. Lì tutti contenti e qui no! Perché? Che cosa c'è sotto?”.

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