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Cerno: "Montefusco? Ecco perché non esiste il patriarcato. Sull'odio in piazza silenzio non tecnico"

A Porta a porta, il talk-show di politica e di attualità di Rai 1, Bruno Vespa ha lanciato sul tavolo del dibattito due casi che stanno dividendo e facendo discutere molto. Prima quello di Salvatore Montefusco, l'uomo colpevole di un doppio femminicidio che non verrà punito con l'ergastolo ma con trenta anni di reclusione perché, per la Corte di assise di Modena, i motivi alla base dell'uccisione a fucilate della moglie e della figlia di lei "sono umanamente comprensibili"; poi quello di Ramy Elgalm, il 19enne morto in un incidente mentre era a bordo di uno scooter e scappava dai carabinieri dopo aver ignorato il loro alt. Ospite in studio, il direttore de Il Tempo Tommaso Cerno ha preso parte al dibattito e ha espresso il suo punto di vista sia sulla decisione dei giudici in merito alla storia dell'imprenditore edile che sulla vicenda del ragazzo egiziano deceduto a Milano e sulla conseguente indignazione di piazza aizzata dalla sinistra. 

 

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"Nel Paese in cui, ogni volta che muore una donna è il patriarcato, questa sentenza ci apre a una riflessione e cioè che ogni vicenda può avere e deve avere una dimensione personale. Possiamo dibattere sull'inutilità dell'ergastolo, possiamo chiederci se questo Paese è pronto a un sistema più moderno, ma uno, che uccide volontariamente due donne congiunte con quell'efferatezza e non prende l'ergastolo, ci lascia intendere che c'è qualcosa che non torna": queste le parole di Cerno su Salvatore Montefusco e il riconoscimento delle attenuanti. Poi la discussione si è spostata su Ramy e sulle opposizioni che, di fronte all'odio dilagante nei confronti delle forze dell'ordine, o restano in silenzio o danno nuova linfa alla galassia antagonista. "Rischiamo che, se non troviamo nel Paese un clima che continua a indicare alle forze dell'ordine la linea dell'azione, sempre più poliziotti e carabinieri si voltino dall'altra parte. C'è un clima che giustifica un Paese che si spacca sul ruolo della polizia", ha scandito il direttore de Il Tempo. 

 

 

"Io mi aspetto", ha continuato Cerno mentre sugli schermi di Porta a porta venivano mostrate le immagini degli attacchi violenti dei manifestanti alla polizia, "che tutti i partiti condannino quelle immagini. Perché, in assenza di questo, mi viene il dubbio che, come il governo ritira per motivi tecnici qualcosa, c'è un silenzio che non è tecnico su quello che avviene là fuori". Il video dell'inseguimento proscioglie o accusa i carabinieri? "Chi crea la dimensione del possibile reato è chi scappa, non chi insegue. Se un 19enne decide, in nome della legge della strada, di fuggire senza che nessuno sappia chi stia fuggendo e poi vanno in piazza a menare i carabinieri, il disagio ce l'abbiamo noi. Si stava inseguendo un generico fuggitivo dall'alt, non quel ragazzo", ha concluso il direttore del quotidiano romano.