Ramy "è stato ammazzato", Meli senza freni: scontro con Giubilei da Parenzo
Ramy Elgaml "è stato ammazzato", e la protesta degli italiani di prima generazione va ascoltata. La posizione di Maria Teresa Meli, firma del Corrierer della sera, scatena le reazioni nel corso della puntata di lunedì 13 gennaio de L'aria che tira, su La7, e si accende lo scontro con Francesco Giubilei. Dopo le violenze di piazza a Roma, Milano e Bologna e le polemiche sul video dell'inseguimento da parte dei carabinieri terminato con la morte del giovane di origini egiziane, la polemica è politica. Secondo Meli la vicenda di Ramy "non è un pretesto" per portare in strada la violenza contro le forze dell'ordine, "il governo deve stare attento e ascoltare" i ragazzi figli di immigrati.
In particolare, la giornalista sottolinea come dall'ultimo video dell'inseguimento di Milano emerge che i carabinieri "lo hanno, tra virgolette, ammazzato". "È successo che un certo punto" avranno pensato "vabbè, questo è un extracomunitario del cavolo possiamo anche farlo slittare", le parole di Meli che tuttavia condanna le violenze di piazza e l'attacco alla Sinagoga di Bologna.
"Ramy? È un omicidio", l'uscita del rosso Granato scatena il caos in studio
La ricostruzione fa infuriare Giubilei, presidente della Fondazione Tatarella: "Ho sentito la parola ammazzato quando dal video, che è oggetto di indagine, non si evince un contatto" tra il Tmax su cui stava il ragazzo e l'auto dei carabinieri. Per Giubiei è chiaro, Ramy è "vittima di un incidente a causa di un suo comportamento. Dispiace ovviamente che sia morto, però ricordiamo che stava scappando dall'alt dei carabinieri".
Ramy, Meloni condanna le violenze. Nuove misure a tutela degli agenti
C'è un altro elemento che, secondo Giubilei, non torna nel ragionamento di Meli. "Come si fa a dire che i carabinieri sapevano che stavano inseguendo un extracomunitario? Aveva il casco, poteva essere un cittadino italiano, sappiamo a posteriori" che non lo era. In ogni caso, la vicenda viene oggi utilizzata "dal solito gruppo di Pro Palestina, transfemministe, centri sociali e collettivi per fare le solite manifestazioni che finiscono attaccando la polizia una Sinagoga", conclude l'ospite di David Parenzo.