Mel Gibson e la “ivermectina contro i tumori”. Arriva la ramanzina di Burioni
Los Angeles che brucia e la sua villa finita in cenere, ma l’attore e regista Mel Gibson ha altri pensieri per la testa come l’ivermectina, un farmaco antiparassitario usato negli animali, in grado di essere a suo dire un anti-cancro. Ospite della trasmissione ’The Alex Jones Show’, il vincitore del premio Oscar come miglior regista per ’Braveheart’ ha lodato le virtù di un farmaco veterinario - raccontando di alcuni suoi amici malati che lo hanno usato - molecola che nel mondo dei no-vax è spesso indicata come cura alternativa a giorni alterni per il Covid, altri per il cancro. Ma l’Ema, l’Agenzia europea del farmaco ha «raccomandato di non utilizzare ivermectina per la prevenzione o il trattamento di Covid-19 al di fuori degli studi clinici». E così anche in campo oncologico, dove l’ivermectina è uno dei tanti farmaci sottoposti a studi per la lotta contro i tumori ma ad oggi non ci sono evidenze scientifiche di nessuna efficacia.
Su X interviene anche il virologo Roberto Burioni: «Il problema non è Mel Gibson che dice che il cancro si cura con l’ivermectina. Il problema è il giornalista che chiede a un attore come si cura il cancro, o in subordine il regista che fa recitare Burioni in Arma Letale». Sulla stessa linea anche Maurizio Scaltriti, uno degli scienziati italiani più esperti nelle nuove forme di cura per il cancro, che sempre su X avverte del pericolo delle dichiarazioni dell’attore: «Un famoso attore ha dichiarato di essere scettico sul cambio climatico, mentre la sua casa di Los Angeles andava a fuoco. Lo stesso attore ha detto che tre suoi amici hanno curato il cancro con ivermectina e fenbendazolo. Elenco dei tumori curabili con questi farmaci: ».
«Per sviluppare un nuovo farmaco oncologico in media servono 10 anni, circa mezzo miliardo di euro, centinaia di diversi professionisti e la probabilità di successo sono ampiamente sotto il 10%. Poi c’è Mel Gibson che sostiene che i suoi amici si curano con un antiparassitario», così su X Aureliano Stingi, ricercatore e divulgatore scientifico. E poi c’è chi richiama il precedente del Covid. «Quello che sta accadendo a proposito di ivermectina ricorda molto da vicino il caso dell’idrossiclorochina. Il farmaco è stato promosso secondo le stesse modalità e spesso dalle stesse persone - si legge sul sito anti-bufale ’Dottore, ma è vero che...?’ della Federazione degli Ordini dei medici - Ad ogni modo, allo stato attuale non si può escludere che l’ivermectina abbia un’attività antivirale clinicamente rilevante contro Sars-CoV-2. Sulla base delle prove attuali, tuttavia, sembra improbabile, ma sarebbe un’eccellente notizia se fossero pubblicate prove scientifiche convincenti».