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Ilaria Salis la spara grossa su Abedini: "Sudditanza agli Usa", la tesi surreale

Nessuno o quasi ha avuto di che ridire sulla scelta del ministro della Giustizia, Carlo Nordio, di negare l'estradizione negli Stati Uniti di Mohamed Abedini, arrestato in Italia su mandato di arresto internazionale e rilasciato ieri, in un caso che si è intrecciato con la detenzione e la liberazione della giornalista Cecilia Sala. Una mossa, quella del governo, fatta in punta di diritto come argomentato dal ministro stesso che ha spiegato come non ci fossero per la legge italiana i requisiti per l'estradizione. Tuttavia, l'europarlamentare di Avs, Ilaria Salis, arriva a partale di "autonomia, non (finto) sovranismo. Dopo la conclusione positiva della vicenda di Cecilia Sala, arriva la notizia della liberazione dell’ingegnere iraniano Mohamed Abedini. Di Abedini sappiamo poco, ma una cosa è certa: è stato arrestato in Italia senza aver commesso alcun reato, né secondo la legge italiana né secondo quella europea. Un arresto conto terzi, che ha messo a rischio la sicurezza degli italiani in Iran e portato alla cattura di un ostaggio italiano".  Insomma, per Salis non andava neanche arrestato anche se pendeva su di lui un mandato internazionale. 

 

"La politica degli ostaggi del regime iraniano- aggiunge l'ex detenuta in Yngheria in un post sui social - è inaccettabile e, non a caso, disprezzata anche dai tanti iraniani che si oppongono al loro governo. Ma questa vicenda solleva una questione altrettanto grave: la sudditanza dell’Italia agli Stati Uniti. Perché il Ministro della Giustizia Nordio ha dovuto attendere il via libera di Washington per prendere una decisione? Perché è stato necessario che Meloni volasse a Mar-a-Lago per chiedere a Trump il permesso di applicare la legge italiana? La realtà è che il tanto sbandierato sovranismo di questo governo si rivela, ancora una volta, una tigre di carta".

 

Nel frattempo, prosegue Salis, "in Iran, nelle carceri di Evin e altrove, migliaia di prigionieri politici continuano a subire privazioni e torture. A partire da Pakhshan Azizi, attivista e femminista curda, ingiustamente detenuta, condannata a morte e ora a rischio di esecuzione dopo la conferma della sentenza da parte della Corte Suprema. La comunità internazionale deve difenderla! Vorrei un’Italia e un’Europa capaci di agire con coraggio e autonomia, schierandosi senza esitazioni per la liberazione dei prigionieri politici, il rispetto dei diritti umani e la giustizia sociale, senza dover chiedere il permesso di nessuno e mettendo al centro gli interessi della gente comune, non i calcoli geopolitici. È di autonomia di pensiero e di azione che abbiamo bisogno, non di sovranismo. La linea di condotta della sinistra internazionalista la possono dettare solo i movimenti sociali che lottano per libertà ed eguaglianza, a qualsiasi latitudine essi si trovino. In Iran come negli Stati Uniti e in Italia. Donna vita libertà! #PakhshanAzizi libera! Libere tutte!".