Sardegna, la “sentenza” di Santoro: “Todde superficiale, è un caso di decadenza piena”
Sull’incredibile pasticcio della Sardegna abbiamo chiesto il parere di Sergio Santoro, un giurista tra i massimi esperti di diritto amministrativo. L’ avvocato Santoro è Presidente onorario del Consiglio di Stato, di cui è stato per due anni Presidente Aggiunto e per dieci anni presidente della sesta sezione.
Che cosa contestano ad Alessandra Todde?
«Lei e il suo comitato elettorale avrebbero mancato la cosa più importante: la nomina del mandatario. Dovrebbe dimostrare di aver usato un conto corrente dedicato per le regionali, di aver nominato un mandatario e che è stato lui a disporre di entrate e uscite durante la campagna».
Una nomina informale, che salta fuori adesso, può bastare ?
«No, deve essere formale. Registrata, solitamente da un notaio. Le leggi che lo prevedono sono due, quella n.1 del 1994 della Regione Sardegna e la legge 515 del 1993. Quest’ultima prevede all’art.7, comma 3, che chi intenda candidarsi possa raccogliere fondi esclusivamente attraverso mandatario elettorale e conto corrente dedicato. Non sono ammesse deroghe».
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Scusi, se ci fossero la Todde lo avrebbe già attestato. Può farlo adesso?
«Può farlo adesso, attraverso il ricorso che ha annunciato di presentare, se mandatario e conto dedicato c’erano davvero, sin dall’inizio, e non sono risultati evidenti nella documentazione prodotta. Se invece non c’erano nelle forme ammesse e lei lo dichiarasse oggi, farebbe un falso in atto pubblico. E si passerebbe dal reato amministrativo a quello penale».
Come potrebbe salvarsi, in corner, la Todde ?
«Dimostrando che c’è stato un errore, una svista da parte dell’organismo di controllo. Ma ho letto gli atti della Corte d’Appello di Cagliari, tra l’altro composta nella sua massima espressione da giudici autorevolissimi, e devo dire che la delibera con cui sanzionano la decadenza è molto precisa e motivata. Come diciamo noi, scritto in punta di diritto».
Rischia dunque la decadenza da consigliera regionale e da Presidente ?
«Avrebbe potuto avere anche una sanzione amministrativa, una pena pecuniaria, in aggiunta alla decadenza. Sono previste multe pecuniarie anche molto elevate, che non gravano sui partiti ma sul singolo candidato. Non avendola menzionata negli atti, i giudici sono stati anche generosi, le poteva andare anche peggio».
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Ma è la prima volta che un Presidente di Regione si troverebbe a decadere per un fatto simile...
«Sì, la storia del diritto è fatta di continue prime volte. Tuttavia se la legge va applicata, e non vedo perché non dovrebbe esserlo, questo è un caso di decadenza piena. Le spese vanno tracciate tramite il conto dedicato e certificate, asseverate mano mano dal committente. Nel caso della Todde niente di tutto questo sarebbe stato fatto».
A cosa ascrive questa mancanza di correttezza procedurale, l’assenza del mandatario e del conto, delle rendicontazioni appropriate... ?
«A superficialità, a una scarsa attitudine amministrativa. Si sconta il noviziato, per intenderci».
Scusi, proprio il M5S che ha fatto della rendicontazione la sua bandiera, che ha puntato tutto sempre e solo su legalità e trasparenza, cade su questi stessi punti?
«Nemo profeta in patria. Se le accuse verranno confermate, avrebbero sottovalutato aspetti procedurali ai quali però sono tenuti tutti i candidati e i partiti».
Cosa succede adesso ?
«La presidente Todde ha impugnato il provvedimento presso il Tribunale di Cagliari. I tempi per esaminarlo saranno veloci. Se fosse tutto confermato, non vedo alternative: si tornerà a votare per la Regione Sardegna, in primavera».
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