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Apostolico lascia la magistratura, la sinistra si indigna. Ma già pensa a darle una poltrona

Tommaso Manni
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Iolanda Apostolico, giudice che pubblicava post in cui si chiedevano le dimissioni dell’allora ministro Matteo Salvini, che ha tentato di bloccare, con ogni strumento a disposizione il piano Albania sui migranti, voluto dal governo, per i soliti compagni, è vittima di «intimidazioni» da parte della destra. A ribadirlo un post di Magistratura Democratica, per cui la 59enne togata non si sarebbe dimessa per l’imbarazzo legato ai continui post contro il vicepremier o ai like di troppo verso i suoi beniamini della sinistra, che poco hanno a che vedere con l’imparzialità che dovrebbe contraddistinguere chi svolge il suo ruolo, ma perché capro espiatorio di una strategia comunicativa tesa a denigrarla, anche oltre quella che è la sfera pubblica.

 

 

«Queste dimissioni - tuona Stefano Musolino, segretario di MD - turbano l’intera magistratura. Il nostro ruolo comporta un’esposizione al giudizio pubblico. Tuttavia, quando questo non si confronta con gli argomenti esposti nei nostri provvedimenti, ma viene maldestramente orientato sulle nostre persone, è la nostra vita privata ad essere esposta ad attacchi che generano effetti intimidatori». Finito nel mirino addirittura il Csm, per non aver difeso abbastanza Apostolico. «Aggrava questo senso di isolamento che da individuale, tende pericolosamente a diventare collettivo». Continua, dunque, il dibattito sui poteri dello Stato. Secondo qualche giudice, anche se gran parte del Paese non la pensa allo stesso, sarebbe una certa politica a limitare il delicato compito di chi deve fare giustizia. «Un magistrato - conclude Musolino - non è più soggetto solo alla legge, ma esposto alla forza d’intimidazione del più forte».

 

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