Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Tg4, la previsione di Cerno su Filippo Turetta: "Scommetto che non farà l'ergastolo"

  • a
  • a
  • a

Filippo Turetta merita la condanna all’ergastolo per aver premeditato l’omicidio di Giulia Cecchettin, ma non l’ha uccisa con crudeltà e il delitto non è la conseguenza di un clima di paura vissuto dalla vittima. È questo il senso della condanna inflitta ieri all’imputato, dopo circa sei ore di camera di consiglio, dai giudici della corte d’Assise di Venezia. Un verdetto che Turetta, 22 anni, ha ascoltato impassibile, a testa bassa, a pochi passi di distanza da Gino, padre dell’ex fidanzata, visibilmente commosso. Il tema è affrontato nel corso dell’edizione del 4 dicembre del Tg4 dal direttore de Il Tempo, Tommaso Cerno, che fa una previsione sul percorso in carcere di Turetta: “Scommetto che Filippo Turetta non farà l’ergastolo. Non c’è una condanna definitiva. Qui siamo davanti ad un processo tecnico e la difesa di Turetta è di altissimo livello. La difesa è stata capace di dare questa sentenza, ma di aprire ad una serie di ipotesi. Anche le dichiarazioni di Turetta che escono dal carcere sono volte a dargli un’immagine di ritrovata umanità, tra qualche anno tornerà tra noi. Per me uno che ammazza una persona e cerca di occultare il cadavere in montagna si dovrebbe prendere un ergastolo reale”.

 

 

Notizia di ieri è anche la decisione del giudice per le indagini preliminari di Roma, Angelo Giannetti, di archiviare la posizione dell’ex senatore del Pd, Stefano Esposito, imputato nell’ambito della vicenda ’Bigliettopoli’ dove, secondo l’accusa, ci sarebbero stati scambi di favori con ex titolare dell’agenzia ’Set Up Live’, Giulio Muttoni, che organizzava e promuoveva concerti e spettacoli. È stata la stessa procura della Repubblica di Roma a sollecitare l’archiviazione dopo 2589 giorni di incubo giudiziario. Cerno ci va giù duro sulla vicenda dell’ex senatore: “E’ un’eternità, dove parla soltanto l’accusa, cioè una parte marginale del percorso della giustizia, diventata in Italia il vero e unico protagonista del destino delle persone. Noi vediamo i riflettori, l’attenzione, la fine delle carriere, la distruzione dell’immagine, non nella condanna, ma all’inizio, quando un singolo personaggio, un pm, decide non che tu devi rispondere di qualcosa, ma che tu sei colpevole. In questo Paese non esiste più un’uguaglianza tra accusa e difesa, che si sottopongono ad un giudice terzo. Devi sostanzialmente cancellare una condanna”.

 

Dai blog