Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Biennale Venezia, il Guardian loda Buttafuoco per la nomina di Kouoh: “Un conservatore libero”

  • a
  • a
  • a

Koyo Kouoh, camerunense di nascita cresciuta in Svizzera, 57 anni, è la nuova direttrice del Settore Arti Visive della Biennale di Venezia, con lo specifico incarico di curare la 61esima Esposizione Internazionale d’Arte nel 2026. Lo ha deciso il Consiglio dell’amministrazione dell’istituzione, su proposta del presidente Pietrangelo Buttafuoco. La nomina è stata deliberata martedì 5 novembre ed è stata resa nota ieri, a una decina di giorni dalla chiusura della Biennale Arte 2024 curata dal brasiliano Adriano Pedrosa. Koyo Kouoh (Camerun/Svizzera) è dal 2019 direttrice esecutiva e Chief Curator dello Zeitz Museum of Contemporary Art Africa (Zeitz MOCAA) a Città del Capo, in Sudafrica. È stata direttrice artistica fondatrice di RAW Material Company, un centro per l’arte, la conoscenza e la società a Dakar, in Senegal. Ha fatto parte del team curatoriale di Documenta 12 (2007) e Documenta 13 (2012) a Kassel, in Germania. Nel 2020 ha ricevuto il Grand Prix Meret Oppenheim, prestigioso premio svizzero che riconosce successi nei campi dell’arte, dell’architettura, della critica e delle esposizioni. Vive e lavora tra Città del Capo (Sudafrica), Dakar (Senegal) e Basilea (Svizzera).

«La nomina di Koyo Kouoh alla direzione artistica del Settore Arti Visive è la cognizione di un orizzonte ampio di visione nel sorgere di un giorno prodigo di parole e occhi nuovi - ha dichiarato il presidente Pietrangelo Buttafuoco -. Il suo sguardo di curatrice, studiosa e protagonista nella scena pubblica incontra, infatti, le intelligenze più raffinate, giovani e dirompenti. Con lei qui a Venezia, la Biennale conferma quel che da oltre un secolo offre al mondo: essere la casa del futuro».

E la scelta di Buttafuoco è stata promossa dal quotidiano inglese The Guardian: «La Biennale di Venezia ha nominato per la prima volta una donna africana come curatrice della sua rassegna d'arte contemporanea, spiazzando chi si aspettava che la più antica e grande esposizione culturale del mondo prendesse un corso più nazionalistico sotto il governo di destra della Meloni. Con il cambiamento del clima politico in Italia, ci si aspettava che la 60a Biennale d'arte fosse l'ultimo colpo di coda di una scuola di curatori d'arte che criticava l'eurocentrismo e sosteneva le voci del Sud globale. Pietrangelo Buttafuoco, il giornalista siciliano che ha assunto la carica di nuovo presidente della Biennale lo scorso novembre, è un aperto sostenitore del primo ministro Giorgia Meloni e si temeva che avrebbe trasformato la mostra culturale in un veicolo per il populismo della Meloni. Gennaro Sangiuliano, l'ex ministro della Cultura che nel frattempo si è dimesso per aver nominato un ex amante come suo collaboratore, si era battuto per un allontanamento dall'internazionalismo delle precedenti edizioni del festival, insistendo sul fatto che la Biennale di Venezia fosse ‘un elemento fondamentale dell'immaginario italiano’. Con la nomina di Kouoh, Buttafuoco – si conclude l’articolo del Guardian - sembra essere all'altezza della sua reputazione di conservatore più idiosincratico e libero, con una predilezione per il mistico».

Dai blog