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Vittorio Emanuele Parsi racconta la sua "pre-morte": "Mi sembrava l'Ade"

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Vittorio Emanuele Parsi ha sfiorato la morte ed è rimasto in vita grazie a un salvifico pensiero, quello di "rivedere" la compagna, la conduttrice Tiziana Panella. In una lunga intervista a Sette, il settimanale del Corriere della Sera, il politologo e professore ordinario di Relazioni internazionali è tornato a raccontare quanto gli è accaduto un anno fa quando, per la dissecazione dell'aorta con tamponamento del cuore, è stato sottoposto a un intervento di otto ore e si è trovato a sperimentare quella che viene definita "esperienza di pre-morte" o, come la chiamano gli anglofoni, una Near Death Experience, una quasi-morte. "Ricordo più di ogni altra cosa il mio desiderio intensissimo di poter rivedere Tiziana, di non rinunciare a una felicità da poco scoperta, di non interrompere una cosa bellissima appena iniziata. Ho ancora la sensazione che sia stato quel desiderio a svegliarmi dal coma, che pure è durato una settimana. Altrimenti mi sarei lasciato volentieri andare", ha confessato Parsi.

 

 

All’inizio, ha continuato il politologo, "provavo una tale spossatezza che ho pensato: tanto vale finirla qui. Mi sembrava che la cosa più importante fosse superare, senza soffrire troppo, il trauma del momento del trapasso. Ma poi ho avuto una scossa. Devo rivederla, mi sono detto. E ho cominciato a risalire dalla foiba, arrampicandomi lungo una parete rocciosa. Non ho visto luci intense, sopra la mia testa c’era la luce naturale di un cielo primaverile, in superficie vedevo una casa, e intorno a me le radici degli alberi che la circondavano.  Ho visto il mondo dal basso, da sottoterra, mi pareva di stare nell’Ade, gli Inferi di Omero. Vedevo lo Stige, un fiume nero dal quale mi guardavano migliaia di puntini di luce: gli occhi dei morti, penso". La sensazione era quella della "fatica della salita, e mi preoccupava l’incertezza dell’esito: sapevo che avrei potuto non farcela. Ricordo di aver chiesto aiuto ai miei genitori, da tempo scomparsi: datemi una mano, devo tornare da lei. E alla fine, proprio con in un happy end hollywoodiano, mi sono risvegliato e la prima cosa che ho visto è stata il suo viso", ha detto. 

 

 

Quanto ai cambiamenti che, inevitabilmente, tale esperienza ha scatenato, Parsi ha ammesso di aver scoperto "la dimensione della fragilità" e di aver deciso, di conseguenza, di ridare un valore all'esistenza. "Ho pensato che la vita è davvero una cosa fantastica, e ora ne apprezzo ogni singolo momento. Prima per me il tempo era da occupare, ora è da gustare. Ciò che una volta mi sembrava tempo vuoto, adesso mi appare tempo libero. Vedi, io sono rimasto un malato cronico. Non posso fare la vita da work alcoholic di prima, anche se la mia natura è quella, e se uno nasce tondo non può morire quadrato. Però è finita l’ansia, vivo una sensazione di apertura al futuro, come il tifoso di una squadra che si è appena conquistata i tempi supplementari segnando un gol al 94° minuto: tutto mi sembra più bello", ha aggiunto. 

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