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Propaganda Live, l'insulto sessista: "Atreju, a tro...", bufera su Ceccarelli

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Gli insulti sessisti e i giochi di parole da bar? Sono consentiti, ma solo nei programmi amati dai radical chic e nei confronti della galassia della destra. Lascia sgomenti quanto viso a Propaganda Live, il programma condotto da Diego Bianchi in arte Zoro su La7, venerdì 29 novembre. Sulla poltroncina degli ospiti c'è Filippo Ceccarelli, firma de La Repubblica, che parte lancia in resta contro governo e maggioranza. A un certo punto cita la manifestazione dei giovani di Fratelli d'Italia e si lancia in un numero che va oltre l'avanspettacolo: "Qui invece Atreju, Atreju, a tr**a...", afferma senza colpo ferire. Anche il conduttore resta a bocca aperta. "A perdita d'occhio, senza nessun lapsus", continua Ceccarelli evidentemente soddisfatto della battuta.

 

 

 

Bianchi, di stucco per la performance, si limita a un sonoro "eh?!", ma non ammonisce l'ospite per la plateale esondazione verbale. Lo spezzone viene rilanciato dagli account social di FdI:  "Ah, ma allora si possono usare gli insulti sessisti nei programmi di sinistra?", è la domanda retorica che sottolinea il cortocircuito mediatico-politico della vicenda. 

 

Tommaso Foti, capogruppo di FdI alla Camera, parla di "battuta sessista" e "un'uscita becera", e si chiede: Elly Schlein "cosa dirà? Questo doppiopesismo è vergognoso e dimostra come il sessismo, per certa sinistra, non sia un valore da difendere sempre, ma uno strumento politico da sbandierare quando conviene. Il silenzio di queste donne non è solo complicità, ma anche ipocrisia". Da sinistra, come al solito, un ostinato silenzio. Un esercizio sempre illuminante è quello di immaginare il fatto a parti invertite, ossia se un giornalista non di sinistra avesse fatto una battuta del genere sulla festa dell'Unità... Cosa sarebbe successo? 

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