la banda del martello
Ilaria Salis, la Francia arresta l'amichetto e lei s'indigna pure: "Razzisti"
Ilaria Salis non si smentisce mai. Fedele alla linea, convinta che il mondo si divida tra buoni e cattivi, terrorizzata che la sua ricca luna di miele belga possa interrompersi. E così, ieri mattina, ha preso il suo smartphone e ha deciso di regalare agli Italiani l'ennesima perla di una carriera ineguagliabile. «Ho appreso, con grande preoccupazione, che la settimana scorsa è stato arrestato in Francia il mio amico e compagno Gino».
Si tratta, nello specifico, di Gino Arzaj, un altro componente della «Banda del Martello», per il quale l’Ungheria di Viktor Orban ha chiesto l’estradizione alla Francia. L’attivista è attualmente detenuto (ma, ne siamo certi, per l’ennesimo errore giudiziario) a Parigi e avrebbe partecipato, proprio con l’europarlamentare di Avs, alla manifestazione di febbraio 2023 a Budapest. Quella durante la quale, secondo la tesi accusatoria, Gino, Ilaria e altri gentiluomini si sarebbero resi responsabili di violenze (ma ai danni di estremisti di destra, sia ben chiaro). «A quanto pare, è l’Ungheria di Orban a richiedere la sua estradizione, accusando pure lui di essere coinvolto in fatti avvenuti a margine delle contro-manifestazioni antifasciste alla Giornata dell’Onore neonazista a Budapest, in quel famigerato febbraio del 2023, quando anche io fui arrestata».
La primula rossa diventata eurodeputato grazie al geniale intuito della coppia del gol della sinistra italiana, Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli, ha ovviamente il terrore che le porte del carcere ungherese possano riaprirsi anche per lei. «Gino è arrivato in Italia quando aveva tre anni, dove ha avuto residenza regolare e continuativa per più di vent’anni. Eppure, per colpa del razzismo sistemico del nostro paese, gli è stata negata la cittadinanza, con il pretesto di alcune segnalazioni di polizia per il suo generoso impegno come attivista nei movimenti».
Soffermiamoci bene su questo passaggio perché è autentica poesia: Gino avrebbe avuto il diritto ad ottenere la cittadinanza, che gli è stata però negata perché, evidentemente, aveva la fedina penale non trasparente. Reati che, l'esponente di Avs definisce «segnalazioni di polizia per il suo generoso impegno come attivista nei movimenti». Applausi. «Gino per me è un compagno, un amico e un fratello. Tuttavia, la solidarietà non è solo una questione umana e personale, ma anche e soprattutto politica. Ancora una volta il tiranno Orban prova a calpestare i valori dell’antifascismo e dello stato di diritto. La mia vicenda dimostra chiaramente che, per Gino e per tutti gli antifascisti, in Ungheria non è possibile aspettarsi né un processo giusto né una detenzione che rispetti i diritti fondamentali. Auspico che la stessa energia collettiva che è stata in grado di liberarmi e riportarmi a casa possa incidere sulla realtà anche questa volta».
Non è la prima volta che Salis manifesta il proprio sostegno ad un compagno. Mesi fa l’europarlamentare scrisse struggenti post per la tedesca Maja T., attualmente detenuta nelle patrie galere magiare. Un destino ben diverso da quello occorso a Gabriele Marchesi, 23enne milanese, anch’egli imputato nel procedimento sugli scontri a Budapest del febbraio 2023. A marzo la Corte d’Appello del capoluogo lombardo si è infatti opposta alla richiesta di estradizione in Ungheria, ponendo per altro fine anche agli arresti domiciliari.