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No Meloni day, Verderami sotterra i violenti: in piazza la P38 poi il Natale a Cortina
Le manifestazioni studentesche che si stanno svolgendo nelle piazze italiane, da Bologna a Roma, hanno portato con sé una scia di polemica, violenza verbale e fisica. Francesco Verderami, intervenuto nella trasmissione 4 di Sera Weekend, in onda su Rete 4, ha espresso la sua opinione in merito ai disordini che i ragazzi stanno mettendo in atto per protestare contro il governo di Giorgia Meloni e il Ddl Sicurezza: “Se la libertà di parola è garantita dalla Costituzione, io non credo che questi ragazzi un po’ cresciutelli – ammette l’editorialista del Corriere della Sera, ipotizzando un coinvolgimento di persone al di fuori della cerchia studentesca – possano dire alcunché”. Durante gli scontri con le forze dell’ordine che sono scoppiati nelle piazze si conta, purtroppo, più di un ferito. L’ospite dei conduttori Roberto Poletti e Francesca Sbarra lancia l’allarme: “Semmai avrebbero da ridire i poliziotti che sono stati colpiti da un ordigno”.
Verderami si rivolge in maniera piccata agli studenti, che non errano a protestare - essendo un loro diritto costituzionalmente riconosciuto – ma sbagliano le modalità con le quali si svolge una sana dimostrazione contro le istituzioni: “A coloro i quali sostengono che le leggi promulgate – sempre con riferimento al Ddl Sicurezza che inasprisce le pene contro i manifestanti violenti, ndr – sono repressive, non possono esserlo per il semplice motivo che ogni legge ordinaria deve rifarsi alla nostra Costituzione”.
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Quello che la nota firma del Corriere della Sera proprio non sopporta però è l’ignoranza dei ragazzi che riportano alla memoria un simbolo che ricorda i bui Anni di Piombo, periodo di grande paura della seconda metà degli anni ’70: “Un’ultima considerazione la rivolgo verso gli studenti che magari passano il Natale a Cortina e l’estate in Sardegna. Quel simbolo della P38 – che si è visto in una manifestazione di Torino, ndr – è maledetto. Riporta a un’Italia dove ci sono stati molti morti”. Ergo, ammonisce Verderami, “stessero attenti, nel senso che il ricordo della memoria non può essere deflorata da gesti di ragazzini ignoranti”.