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Da Guccini alla giudice è moda: "Via da X!". La protesta è su Meta (multata)

Marco Zonetti

L’esodo dei detrattori di Donald Trump e di Elon Musk dalla piattaforma social X (già Twitter, di cui quest'ultimo è proprietario), sta sfuggendo di mano. In tutto il mondo, celebrità e testate giornalistiche di Sinistra stanno cancellando il loro profilo, previa pubblicazione di post in cui spiegano la scelta con la solennità con cui una volta si comunicava la partenza per una guerra.

Piero Pelù, Elio e le Storie tese, Milena Gabanelli, Francesco Guccini, Nicola Piovani, sono alcuni dei personaggi noti italiani che hanno abbandonato X, in buona compagnia con i fan statunitensi di Taylor Swift migrati in massa sulla piattaforma Bluesky, o testate come La Vanguardia o The Guardian. La scelta del Guardian è stata tuttavia accolta con un semplice sbadiglio dalla Commissione Europea. Thomas Reignier, portavoce della Commissione per l’economia digitale, ha preso atto della decisione della testata, senza però alcuna intenzione di seguire i suoi passi.

 

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Nel nostro Paese «i giorni dell’abbandono» di X sono diventati un ulteriore caso politico con la defezione di Silvia Albano dalla piattaforma di Musk. Con un laconico «Fatto», la giudice membro della sezione immigrazione del tribunale di Roma e presidente di Magistratura Democratica, che aveva preso parte alla liberazione del primo gruppo di migranti trasferiti in Albania, ha disattivato il proprio account.
Parallelamente, Sandro Ruotolo, membro della segreteria di Elly Schlein, ha diffuso un appello su Bluesky invitando «chi ama la democrazia» a lasciare X «del signor Musk che ha appena attaccato la magistratura italiana».

La situazione è resa ancor più farsesca da un paradosso eclatante. Non si ricorda infatti una tale mobilitazione la scorsa estate, quando Mark Zuckerberg – proprietario di Meta che controlla Facebook, Instagram, Whatsapp e Messenger – rivelò di aver ricevuto pressioni dalla presidenza Biden per censurare alcuni contenuti sul Covid-19 durante la pandemia, pentendosi di aver permesso alla Casa Bianca d'influenzare così tanto le sue decisioni. Non vi furono esodi di massa da Facebook o Instagram, tutti continuarono a usare imperterriti Whatsapp e Messenger; né vi furono appelli a lasciare le piattaforme social di Zuckerberg. Ulteriore paradosso: la notizia fu diffusa proprio dal Guardian, ora fra i primi a tuonare contro Elon Musk.

 

Chissà se i transfughi da X, che in questo momento affidano alle piattaforme social di Meta i loro post denigratori contro Musk, sanno che proprio in queste ore la Commissione Ue ha multato Meta per 797,72 milioni di euro per aver violato le norme antitrust dell'Ue legando il suo servizio di annunci online Facebook Marketplace al suo social network personale Facebook e imponendo condizioni commerciali inique ad altri fornitori di servizi di annunci online.

In una nota, la vicepresidente della Commissione Margrethe Vestager dichiara infatti che Meta «ha abusato della sua posizione dominante nei mercati dei servizi di social network personali e della pubblicità online su piattaforme di social media» e che «deve ora porre fine a questo comportamento».

Ricordiamo che secondo un'inchiesta della CNN, in campagna elettorale, la candidata democratica Kamala Harris ha speso oltre 11 milioni di dollari su Facebook e Instagram per diffondere articoli che mettessero in mostra le sue capacità, e annunci pubblicitari rivolti principalmente agli elettori indecisi negli Stati chiave. Strategia del tutto fallimentare, come abbiamo visto, ma poiché veicolata su Meta – addirittura multato – non ha destato alcuna obiezione da parte dei democratici e della Sinistra. Quando invece, per quanto riguarda Elon Musk e X, siamo arrivati agli inviti al boicottaggio, perfino da esponenti politici. Due pesi e due misure, come al solito.