Vittorio Feltri: Kamala tradita dalle donne? Ha perso perché è stata soporifera
Nel dibattito che impazza sulle elezioni americane travolgendoci tutti in un’isteria collettiva in cui sei “con trump” o “contro trump” altrimenti non esisti, è in corso una caccia alle streghe piuttosto esilarante a opera di femministe nostrane e d’oltremare che in una foga persecutoria nostalgica dei tempi del metoo se la prendono con le povere elettrici bianche colpevoli a loro dire di aver tradito Kamala (cosa abbastanza vera peraltro) e di essersi così votate al silenzio e all’estinzione. Non ho nessuna simpatia per la Harris, di cui non rammento neppure un provvedimento di buon senso nell’epoca in cui era vicepresidente di Biden (non ha saputo governare una volta perché rivotarla adesso), ma ho abbastanza stima per il genere femminile da pensare che sia retrogrado, vetusto, a tratti elementare, aspettarsi che le signore la votassero in massa in quanto portatrice di utero e affini. Trattasi di equivalenza infondata.
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Se il principio fosse valido universalmente, un uomo dovrebbe votare un altro uomo senza neppure consultare il programma elettorale ma semplicemente in base alla quantità di testosterone che il candidato sprigiona dal palco. Per i contribuenti sarebbero milioni di euro risparmiati in sfinenti campagne elettorali ma la res publica si azzererebbe e il paese precipiterebbe nel pantano. Il paradosso è che nel 2022 erano le femministe italiane a storcere il naso per l’elezione di Giorgia Meloni, spiegando che il fatto che avesse l’utero non rappresentava un valore in sé ma soltanto un accessorio incidentale rispetto alla storia, al passato, ai valori di cui era portatrice. Evidentemente le donne statunitensi hanno ragionato nell’urna su problemi un pochino più impellenti delle quote rose e della rappresentanza di genere e non è bastato alzare l’asticella sul tema dell’aborto, garantendone il diritto a tutte, per trascinarle nell’onda Kamaliana. Pur provando un certo imbarazzo per l’idea di aver sfumato il traguardo nel paese che arriva primo in tutto, l’elettrice media americana – eccezion fatta per le donne della comunità latina - ha preferito seguire la scia di un tycoon che ha già governato il paese e promette lotta all’inflazione e all’immigrazione incontrollata. Fior di sondaggi, d’altronde, hanno dimostrato che per due terzi della popolazione americana la situazione economica è preoccupante, con i prezzi alle stelle e persino il cibo spazzatura che rincara a dismisura insieme alle calorie.
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Avete idea di quanto possano essere risultate stucchevoli, in un contesto simile, le attrici miliardarie che dalle loro cucine hollywoodiane sproloquiavano di lista della spesa, inflazione e mali sociali invitando le donne a tradire i mariti non a letto per carità, ma nel segreto dell’urna? La Casa Bianca non si tingerà di rosa neppure a questo giro, non per deficit culturale dell’America, che pure difetta assai di erudizione, ma perché la signora Harris non ha convinto e non ha inciso. È passata soporifera e inconsistente sulla campagna perle presidenziali facendo apparire un gigante persino l’ottuagenario che l’ha preceduta. Ma già... il fastidio per quell’uomo alto, sgraziato e con un ciuffo giallo ribelle, che balla sul palco con la foga di un giovanotto e si è scelto come premier dame una bellona appariscente del calibro di Melania, deve dare parecchio fastidio alla compagine femminista ligia a un perbenismo salottiero in cui le apparenze contano più della sostanza e le ideologie e la retorica imperano più della sicurezza nelle strade e nelle scuole. Ma statene certi. Assisteremo presto allo spettacolo indecoroso delle politicanti di sinistra - a proposito di donne che odiano le donne – che s'incazzano con le signore di destra e nella circostanza con quelle che prenderanno il potere nell’era trumpiana: tutte sopracciglia e grazie al vento – sarà il livello delle accuse - e le elettrici a guardarle rapite domandandosi se la gonna sia di Dior o di Armani. Siamo seri. Piacerebbe che questa foga primigenia di sparare contro le donne di destra e il maschio in generale smettesse. E si finisse una volta per tutte di pensare alle donne come quote rosa da piazzare nei posti di potere a ogni costo, a scapito perfino del buon governo di un paese.
Una donna fa strada se è capace. In Italia – che è lunga uno stivale ma illuminata molto più degli Usa - abbiamo una presidente del consiglio donna e fiori di accademiche occupano i livelli più alti delle università in virtù delle loro doti e dei loro curricula. Sono un fiero sostenitore del genio femminile. Ma vorrei capissero il male che fanno le donne alle donne quando si mettono in testa di essere vittime predestinate di un machismo diffuso e imperante che le schiaccia e le avvilisce. Il patriarcato è morto e sepolto nel mondo evoluto. Sopravvive soltanto nelle società a maggioranza islamica che fanno andare in giro le signore coperte dalla testa ai piedi e trascinano in un buco nero e nella dimenticanza una povera ragazzina che ha provato a ribellarsi alla cultura dominante sfilando in biancheria intima davanti a un pubblico ottuso e ignorante. Loro guardavano attoniti e spaventati. E lei procedeva spavalda firmando la propria condanna. Il coraggio in reggiseno e mutande non lo avevo mai visto in tanti anni di cronache di strada. E questa è una battaglia per cui combattere. Non la sconfitta dell’evanescente Harris.