Otto e mezzo, “Landini fa politica”. Sechi inchioda il sindacalista che vuole la rivolta sociale
Mario Sechi bacchetta la CGIL e il suo segretario, Maurizio Landini, che ha invocato di recente una “vera rivolta sociale” dei lavoratori, facendo indignare la maggioranza e molti commentatori. Il direttore responsabile di Libero, infatti, ha analizzato le possibili conseguenze dell’invito del sindacalista rivolto alla piazza e fatto ai suoi iscritti. Ospite di Lilli Gruber a Otto e Mezzo, Sechi ha innanzitutto precisato chi tra i sindacati sarebbe in errore usando un linguaggio così aggressivo e ne nasce una polemica con gli altri ospiti in studio: “Il problema non sono neanche tutti i sindacati, è la CGIL a cui si accoda sempre la UIL e Landini”. La conduttrice è la prima a puntualizzare: “Ci sono anche molte altre sigle”. Le fa eco il direttore di Domani, Emiliano Fittipaldi: “Mario, ci sono tutti tranne la CISL”.
"Dov'era quando facevano quelle p...?": Landini spianato dall'imprenditore
Sechi riprende però la parola: “Non è che la CISL è una robetta, nel firmamento sindacale è una parte di quella che si chiamava un tempo la ‘triplice’ – spiega –. Dopo di che Landini con cui io scherzo amabilmente quando lo vedo e così via, la verità è che fa un progetto politico, fa politica”. Fittipaldi interviene allora sarcastico: “Non è un sindacalista?”. Sechi risponde ancora più ironicamente: “Landini? La vedo dura”.
Vespa affonda Landini: ma quale democrazia a rischio: "Abituiamoci anche a perdere..."
Finita la schermaglia tra i due direttori, Gruber riporta Sechi sull’argomento: “È così grave che un sindacato chiami, inviti a una rivolta sociale?”. Il giornalista condanna Landini e il suo scivolone comunicativo e chiude il suo intervento: “Trovo scorretto il richiamo di Landini alla rivolta sociale. Landini può dire ‘Andiamo a protestare per la legge di bilancio del governo Meloni’, può dire che è ingiusta. Dire ‘la rivolta sociale’ secondo me, siccome è piena di teste calde, non si dice, non va bene”.