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Elezioni Usa, l'analisi di Luttwak: “Qui come l'Italia, la sinistra vince solo dove ci sono élite e potere”

Edoardo Sirignano
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«Tutto l’establishment o meglio tutti coloro che possono essere chiamati élite, dai giornaloni fino allo star system, hanno detto, per giorni, che Donald Trump era pluricondannato, stupido e maleducato e chi più ne ha, più ne metta. Tutti dicevano che non poteva vincere chi aveva nella squadra chi osava dire che le donne devono fare bambini e non solo tenere gatti. Bisognava, a loro parere, vedere soltanto di quanti punti avrebbero vinto i democratici. Questi signori, ancora una volta, non ci hanno capito nulla». A dirlo Edward Luttwak, noto politologo statunitense.

Che idea si è fatto su Kamala Harris?
«A mio parere, è stata una scelta poco felice. L’hanno bruciata. Stiamo parlando di chi alle primarie non ha vinto come un leader, né si è presentata agli elettori come un presidente dovrebbe, se non qualche mese prima di annunciare la sua discesa in campo. Era, però, la vice di Joe Biden e dunque doveva essere il candidato naturale a succedergli. Questo è quello che, per mesi, ci hanno raccontato».

Poi, invece, cosa è successo?
«La vera tragedia dell’ultima contesa è che gran parte dei potenti media hanno dimostrato di non conoscere gli Stati Uniti. A livello personale, probabilmente, questa gente non si è mai confrontata, per qualche minuto, con un trumpiano. L’America non è solo New York-Manhattan o quella che in Italia chiamate Ztl. Chi commenta e per definizione dovrebbe essere autorevole, troppo spesso, non vive il paese, quello vero, profondo, che guarda caso, poi, la pensa diversamente e non si fa infinocchiare».

 

 

Trump, intanto, ha già governato e non tutti hanno effettuato balzi di gioia...
«Stavolta Donald non è solo. Ha una squadra che gioca insieme a lui. JD Vance, ad esempio, è uomo di governo, ha già dimostrato competenza. Aspira a diventare il prossimo presidente e non perderà, dunque, il treno».

Quali saranno i capisaldi del nuovo corso?
«Innanzitutto una massiccia riforma burocratica. Gli ufficiali del governo federale sono aumentati paurosamente. Devono essere ridotti. Licenziare il personale ministeriale, negli States, dovrebbe essere la normalità. Non siamo in Italia, dove tale azione sarebbe vista come una violazione alla Costituzione. Un grande cambiamento, poi, dovrà essere quello della Nasa. Non è più quella del primo uomo sulla luna. Pur potendo contare su un capitale umano imprescindibile, talvolta, finisce con l’essere un carrozzone. A livello internazionale, posso sintetizzare la politica di Trump in una sola parola: pace».

Quale sarà il rapporto con l’Europa?
«Angela Merkel disse a Trump che l’Europa non doveva spendere in armamenti perché nel continente regnava la pace. Ha detto, poi, che non c’era ragione di non usare il gas russo. Tutti l’avevano applaudita e preso in giro, invece, l’allora leader repubblicano, pur avendo ragione, come d’altronde hanno testimoniato i fatti. Se l’Ue sarà in grado di rivedere quella posizione, il dialogo potrà esserci e sarà proficuo».

 



Come diventare simpatici a Donald?
«Raddoppiare le spese per la difesa potrebbe essere un primo passo. Non ci sarà più spazio per i furbi. Sono fiducioso, in tal senso, nell’Italia, dove c’è gente seria, che chiede soldi per avviare un drastico cambiamento».

Quale il rapporto tra Giorgia Meloni e il Tycoon?
«Il rapporto personale è buono, anche se non basta. Le politiche di Meloni dovranno dimostrare con i fatti di essere favorevoli a Trump, altrimenti la simpatia conterà poco o nulla».

A cosa si riferisce?
«Un segno dovrà essere dato sulle automobili cinesi e su tanti altri temi, dove l’America vuole un’Ue in grado di scegliere. Emmanuel Macron e Olaf Scholz, in queste ore, si stanno incontrando per fare una barricata contro il nuovo inquilino della Casa Bianca. Stiamo parlando, però, di Paesi in declino. L’Italia deve smarcarsi subito».

 

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