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Abatangelo, l'ex brigatista invitato al “Festival dei Popoli” della rossa Firenze

Christian Campigli
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I cattivi maestri tornano dietro la cattedra. E lo fanno, tanto per cambiare, nella rossa Toscana. Questo pomeriggio, durante la terza giornata del "Festival dei Popoli" di Firenze, verrà presentato il film "Pensando ad Anna". Una pellicola che narra le vicende dell’ex terrorista Pasquale Abatangelo, protagonista delle principali rivolte che negli anni ’70 hanno scosso le carceri italiane. Il girato, scritto e diretto da Tomaso Aramini, è in selezione nel concorso italiano e Abatangelo, secondo quanto riferito dagli organizzatori, sarà in sala e interverrà al termine della proiezione. Serve fare un salto nel tempo per giungere agli anni di piombo, a quello che, storicamente, viene considerato il periodo più buio della nostra repubblica.

 

 

Abatangelo nacque nel 1950 sulle rive dell’Arno da una famiglia di originale meridionale e ben presto venne folgorato dal miraggio del Sol dell’Avvenire. Da raggiungere ad ogni costo. E così decise di fondare i Nap, acronimo di Nuclei Armati Proletari, per poi entrare a far parte delle Brigate Rosse. Ma per comprendere il peso specifico di questo terrorista, è indispensabile sottolineare un passaggio: Abatangelo fu uno dei tredici detenuti politici di cui le Br chiesero la scarcerazione in cambio del rilascio di Aldo Moro. Se non uno dei leader più esposti, certamente un personaggio tutt’altro che secondario. Nel 1974 venne arrestato, dopo un violento conflitto a fuoco con i carabinieri, nel quale rimase seriamente ferito. Terminata la degenza ospedaliera, fu imprigionato nel carcere fiorentino delle Murate. Ma l’aspetto che rende assolutamente inopportuna la sua presenza questo pomeriggio è la sua convinzione che la lotta armata fosse un passaggio, per quanto doloroso, necessario. Abatangelo infatti non si è mai pentito né dissociato, ha scontato venti anni di detenzione, sei di semilibertà, e quattro anni di libertà vigilata. Orgogliosamente convinto di essere dalla parte della ragione. Insomma, non esattamente l’esempio migliore da seguire per i giovani che si affacciano al variegato (e complicato) mondo della politica. Un prototipo lontano anni luce dalla figura dell'insegnante o del narratore capace di raccontare, con oggettività, un pezzo così delicato della storia d'Italia.

 

 

Scorrendo sul dettagliato portale del Festival dei Popoli, si scopre che la 64esima edizione è stata realizzata col sostegno, tra gli altri, di denari provenienti dall’Ue, dal Ministero, dalla Regione Toscana e dal Comune di Firenze. Soldi pubblici usati non solo per organizzare una kermesse dal profondo valore culturale, ma anche per ospitare un uomo convinto che sparare a poliziotti, a magistrati o compiere rapine per «autofinanziarsi» sia una modalità di lotta politica se non lecita, quantomeno giustificabile. Lo scorso anno, sempre a Firenze, Abatangelo aveva partecipato alla presentazione di un libro al Cpa Firenze Sud. Un centro sociale tristemente famoso perché, ogni 10 febbraio (quando l’Italia rende omaggio agli esuli istriani e dalmati nel Giorno del Ricordo) espone con baldanza la bandiera dell’ex Jugoslavia del maresciallo Tito. Lo spazio occupato abusivamente da oltre venti anni non è certo nuovo ad ospitare i cattivi maestri. Il caso più eclatante fu quello datato 2018, quando una "collega" di Abatangelo, Barbara Balzerani presentò il suo libro "L’ho sempre saputo". L’ex terrorista delle Brigate Rosse, quel giorno, ebbe parole raccapriccianti nei confronti della figlia di Aldo Moro. Ucciso nel 1978 dalle Br. «Una figura, la vittima, che è diventata un mestiere, questa figura stramba, per cui la vittima ha il monopolio della parola». C’è un fil rouge, ben visibile, che oggi, incredibilmente, unisce Firenze, il Cpa, le Brigate Rosse e un prestigioso festival finanziato anche con soldi pubblici. Un filo che va spezzato. Al più presto.

 

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