il caso di roma
Paolo Crepet durissimo: "Retromarcia della civiltà". Il caso di Roma e le colpe degli adulti
L'ultima agghiacciante vicenda con protagonisti dei giovanissimi arriva da Santa Maria delle Mole, paese alle porte di Roma tra la Capitale e i Castelli romani. Una ragazzina di 12 anni ha accoltellato, ferendolo, un compagno di scuola coetaneo accusato - è questa l'ipotesi degli inquirenti - di aver fatto la "spia" raccontando ai professori che aveva copiato un compito in classe. I fatti prima dell'inizio delle lezioni, quando la giovanissima avrebbe colpito il compagno con un coltello da cucina. A commentare la vicenda nel corso della puntata di lunedì 4 novembre di Tagadà, su La7, è lo psichiatra e sociologo Paolo Crepet che esprime "sconcerto", ma "non per la notizia in sé, per il fatto che per molta gente è questa la normalità, cioè che a 12-13 anni ci si fidanzi, si facciano 'seratone', si faccia la vita del ventenne".
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Crepet, profondo conoscitore della galassia giovani, è preoccupato perché questa è ormai una tendenza consolidata "per molti italiani, non solo i genitori ma in generale l'opinione pubblica compresa quella degli insegnanti che ormai hanno alzato bandiera bianca". Insomma, adolescenti e preadolescenti si comportano ormai da adulti e i grandi lasciano fare. "Come se questo fosse il risultato di chissà quale accelerazione della nostra civiltà mentre è del tutto evidente che è una retromarcia della nostra civiltà", commenta lo psichiatra. Ci sono anche degli aspetti biologici: "Il cervello di un dodicenne non è cambiato nel frattempo, è uguale a 300 anni". Ma ora c'è tutta un'epica della violenza, con ragazzini che "millantano esperienze, di appartenere a piccole gang di malavita o cose di questo genere, ma in realtà non sanno neanche di cosa stanno parlando. Però la violenza è ciò che in qualche modo diventa linguaggio comune".
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C'è un'altra riflessione, che Crepet affida all'intervista a Tiziana Panella nella rubrica fissa del programma. Un aspetto non secondario. "Questa è una ragazza - commenta lo psichiatra - sono anni che dico che la violenza non è solo maschile", ed è un fenomeno che tra i giovani è in corso da "molti anni e il processo di cresciuta è stato esorbitante". Non solo per la violenza. Talvolta le giovanissime "non sono neanche più lolite, sono più giovani della Lolita" di Nabokov e Kubrick. Insomma, dove andremo a finire? "Se vent'anni fa queste cose accadevano a 15-16 anni e oggi siamo a 11-12 vuol dire che tra dieci anni siamo ad accoltellarci alle elementari". Insomma la società deve domandarsi: "Qual è il progetto? Ci vorrà un punto?".