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Stellantis, il Parlamento richiama il "fuggitivo" Elkann. Lui si rifiuta

Tommaso Manni
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Tiene banco la crisi Stellantis nel dibattito politico e non solo. Il Ministero delle Imprese e del Made in Italy ha convocato il Tavolo Stellantis per giovedì 14 novembre a Palazzo Piacentini. Sono stati invitati a partecipare i rappresentanti dell’azienda, delle Regioni sede di stabilimenti produttivi, delle organizzazioni sindacalie dell’Anfia (Associazione Nazionale Filiera Italiana Automotive). Ma intanto resta alta la polemica dopo che il presidente del colosso automobilistico John Elkann ha deciso di non intervenire in audizione in parlamento.

Elkann ha scritto una lettera al presidente della Commissione attività produttive della Camera, il leghista Alberto Gusmeroli, per informarlo che non sarebbe andato in Parlamento, così come previsto, dopo l’intervento dell’11 ottobre scorso dell’ad Carlos Tavares, per essere ascoltato dai parlamentari della decima commissione sulla situazione dell’automotive in Italia. Nella missiva Elkan ha ribadito che «non essendoci aggiornamenti dall’audizione dello scorso venerdì 11 ottobre da Lei stesso presieduta non abbiamo nulla da aggiungere rispetto a quanto già illustrato dall’amministratore delegato». Non è tardata la risposta del Presidente della commissione Gusmeroli in apertura delle audizioni dei sindacati sul dossier, dopo aver dato lettura della lettera inviata da Elkann. «Ritengo di rinnovare al presidente Elkann la richiesta di audizione sulla situazione del Gruppo in Italia».

 

 

Il presidente di Stellantis ieri pomeriggio ha chiamato il presidente della Camera Lorenzo Fontana in cui ha ribadito alla terza carica dello Stato le sue posizioni. Giorgia Meloni ha tuonato: «Temo che a John Elkann sfuggano dei fondamentali della Repubblica italiana, nel senso che sono due cose completamente diverse, un tavolo a Palazzo Chigi, un confronto con il Governo e la richiesta di audizione, diciamo così, da parte del Parlamento e quindi una non esclude affatto l’altra. Questa mancanza di rispetto verso il Parlamento io me la sarei evitata».

 

Per la segretaria del Pd, Elly Schlein il "no" di Elkann è da «stigmatizzare». Ma la leader dem fa anche una proposta: «Credo che la mozione unitaria presentata con le altre opposizioni sia effettivamente un punto da cui partire in una discussione che vuole essere aperta, inclusiva, senza pregiudizi. Siamo pronti a lavorare insieme anche con la maggioranza in questa direzione. Offriamo in questo modo il nostro contributo fattivo». Per la Lega quella di Elkann è una «vergognosa offesa alle istituzioni: prima Stellantis prende i soldi e scappa all’estero, ora John Elkann diserta il Parlamento». Della stessa idea anche Tommaso Foti capogruppo FdI alla Camera: «Mi pare abbastanza sconcertante che l’erede dichi è stato molto bravo a socializzare le perdite e privatizzare gli utili della Fiat snobbi il Parlamento». Per Fratoianni, leader di SI, «rivolgersi così al Parlamento è inaccettabile».

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