Elezioni Usa, Bezos dopo il no all'endorsement del Post per Harris: “Ecco tutta la verità”
Il fondatore di Amazon, Jeff Bezos, ha negato che i suoi interessi personali siano all’origine del mancato sostegno a un candidato presidenziale americano da parte del Washington Post, giornale di sua proprietà dal 2013, difendendo così una «decisione di principio». La decisione «è stata presa interamente internamente», scrive Jeff Bezos in un articolo pubblicato dal «WaPo», affermando di «non spingere» a favore dei suoi interessi personali riguardo alle decisioni del giornale.
Né con Kamala né con Trump. Bufera al Washington Post
Gli appelli al voto lanciati dai comitati editoriali dei giornali, che riuniscono i loro editorialisti, sono consueti nel panorama mediatico degli Stati Uniti. Ma per Bezos tale pratica «crea in realtà una percezione di pregiudizio e parzialità, di non indipendenza». Porre fine a tutto questo «è una decisione di principio», scrive, «ed è la decisione giusta». L’annuncio ha suscitato numerose reazioni, la maggior parte delle quali indignate, e secondo la radio pubblica NPR, il Post ha perso tra venerdì e lunedì circa 200.000 abbonati, ovvero l’8% del totale. Nonostante questi numeri Bezos rivendica la decisione di non fare esprimere il giornale di cui è editore a favore di uno dei due candidati alle presidenziali negli Usa, Kamala Harris e Donald Trump: «Eugene Meyer, editore del Washington Post dal 1933 al 1946, la pensava allo stesso modo e aveva ragione. Di per sé, il rifiuto di appoggiare i candidati presidenziali non è sufficiente a farci avanzare di molto nella scala della fiducia, ma è un passo significativo nella giusta direzione. Avrei preferito che il cambiamento fosse avvenuto prima, in un momento più lontano dalle elezioni e dalle emozioni che le hanno accompagnate. Si è trattato di una pianificazione inadeguata e non di una strategia intenzionale».
I big della Silicon Valley gelano i dem: niente appoggio e silenzio su Kamala Harris