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Dossier e tre maxi indagini aperte, Cerno: "Aree grigie potrebbero coincidere"

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Potrebbe esserci un filo rosso che unisce le tre maxi indagini che stanno scuotendo l'Italia e attirando l'attenzione della politica e dell'opinione pubblica sulla necessità di regolare gli accessi ai dati riservati. Prima il verminaio di Striano & Co all'Antimafia, poi il bancario di Bari e ora il team di hacker di Milano. Nella penisola degli spioni e degli spiati, guardare dal buco della serratura è attività fin troppo diffusa. I numeri sono mostruosi: si parla di oltre un milione di dossier. Se ne è discusso a Tagadà, il talk-show condotto da Tiziana Panella. Ospite in collegamento, il direttore de Il Tempo Tommaso Cerno ha preso la parola: "Ci sono tre indagini diverse ma non così antitetiche. Hanno delle aree grigie che potrebbero coincidere e ci mostrano come oggi l'informazione riservata, il mercato del sapere di te, sostituisce, in ambiti che un tempo erano corruttivi cioè le tangenti, quello che una volta si faceva con il denaro", ha spiegato.

 

 

Con le informazioni, infatti, "influenzi le nomine, spingi per avere un potere, intervieni sui tuoi concorrenti e sai più di loro ciò che devi fare, inventi falsi clienti e falsi reati". In altre parole, ha continuato Cerno, "tutto quello che si faceva con le mazzette, oggi in Italia si fa con il mercato delle informazioni". Il fatto evidente, secondo il direttore, è che "la Commissione Antimafia, finché c'era di mezzo solo un'indagine, poteva supplire in Parlamento anche a questo argomento. Se un cittadino su sei o su sessanta, vuole sapere chi lo spiava, la Commissione Antimafia deve lasciare il posto a una Commissione ad hoc. Altrimenti della mafia non se ne occupa più nessuno. È un appello civile: il Parlamento apra un'indagine su cosa sta accadendo nel nostro Paese", ha concluso. 

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