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Silvio Berlusconi aveva ragione quando tuonava contro i dieci milioni di italiani intercettati

Filippo Caleri
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Paese con la memoria corta il nostro. Già, con non poca amarezza, si scopre che qualcuno, non è ancora chiaro chi tra spioni finanzieri, ex funzionari infedeli e manager poco accorti, continua ad avere il «vizietto» di guardare, dal buco della serratura, la vita degli altri. Che è oggi sempre più digitale. Qualcuno, senza remora alcuna, si intrufola nei conti bancari, nelle tracce che si lasciano nel web, e ovunque sia possibile acquisire dati per carpire l’esistenza degli altri, anche quella più intima e discreta, e rubare per questa via la libertà, e in definitiva l’anima. Paese senza ricordo, dunque. Sì perché di questo pericolo, il furto dell’intimità e l’ascolto continuo di quello che ogni individuo fa e dice, qualcuno lo aveva denunciato non uno, ma addirittura 14 anni fa. Quell’uomo era Silvio Berlusconi. Colui che, per una metà del Paese, era soggetto da arrestare e rinchiudere nelle patrie galere, mentre per l’altra metà era, e resta, un visionario preconizzatore di quanto sarebbe accaduto.

Oggi dopo di più di un decennio si scopre (e anche la metà che l’odiava qualche ripensamento lo avrà) che aveva ragione. Era il 19 giugno del 2010 e nel clima caldo di contrapposizione con l’Associazione nazionale dei magistrati (tre lustri e non sembra sia cambiato molto) il Cavaliere sparò ad alzo zero sul tema delle intercettazioni: «In Italia ci sono quasi 150mila telefoni sotto controllo, nell’ipotesi che gli intercettati parlino magari del tempo con altre 50 persone arriviamo a 7 milioni e mezzo di italiani controllati ma non è lontano dal vero chi ipotizza 10 milioni di intercettati vale a dire un italiano su 6». Un’affermazione forte allora, forse pompata, ma che segnalava la sensibilità verso un tema che oggi diventa prepotentemente di attualità e cioè la tutela della privacy in un mondo nel quale, per la tecnologia sempre più pervasiva, questa è sempre meno tutelata.

Un problema di tutto il mondo ma che in Italia avrebbe proporzioni gigantesche, come la cronaca di questi giorni e la vicenda Striano, dimostrano. A proposito dei 10 milioni di intercettati sempre Silvio allora disse: «È un numero che non ha eguali al mondo. Basti dire che negli Usa dove la popolazione è superiore di sei volte alla nostra le intercettazioni non arrivano neppure a 20mila. E i telefoni intercettati negli Usa, in Gran Bretagna, in Germania e in Francia non arrivano alla metà di quelli intercettati in Italia». Così il grido di allarme, oggi come allora, resta attualissimo: «Oggi non siamo in condizioni di libertà, nessun cittadino è sicuro... Ma non posso addentrarmi oltre. Non possiamo usare il telefono perché siamo intercettati. Se uno va in banca e preleva più di 1000 euro viene segnalato alla Banca d’Italia» disse a Matrix nel 2014. Già, le segnalazioni, quelle famigerate Sos che, nate per sconfiggere la criminalità economica, sono diventate il «verminaio» d’Italia. Silvio ci aveva visto. È ora di riconoscerlo.

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