l’intervista

Roma, intervista al nuovo Vicario: “Una città che cambia. Con il dialogo l’aiuto a ricucire gli strappi”

Francesco Capozza

Domenica 6 ottobre, al termine dell’Angelus, Papa Francesco ha annunciato l’indizione di un Concistoro - che si terrà il 7 e 8 dicembre prossimi - per la creazione di ventuno nuovi cardinali. Tra questi c’è anche mons. Baldassare Reina, fino a quel momento vicegerente, nominato nuovo Vicario del Pontefice per la Diocesi di Roma. La carica era vacante dal 6 aprile, quando il Papa aveva rimosso il cardinale Angelo De Donatis.

Mons. Reina, con che animo ha appreso la decisione del Papa di nominarla Suo più stretto collaboratore nell’amministrazione della Capitale, di cui il Pontefice stesso è Vescovo?
«Quando è arrivata la notizia del Concistoro mi trovavo in una parrocchia della Diocesi per amministrare le Cresime. L’ho appresa intorno alle 12,40 quando è finita la Messa. Ho avvertito da subito una grande trepidazione; la commozione iniziale ha ceduto il passo alla consapevolezza di una grande responsabilità. Umanamente mi sono sentito piccolo. Mi è venuto spontaneo affidarmi da subito al Signore manifestando il desiderio di compiere la sua volontà. La fiducia in Lui mi ha sostenuto in quel momento e continua a darmi forza».

Nel comunicare la Sua nomina, Papa Francesco ha anche annunciato la Sua elevazione al cardinalato, che avverrà nel Concistoro del prossimo 8 dicembre. Un gesto di stima ancora più evidente da parte di un Pontefice che in questi anni ha un po' penalizzato le diocesi italiane lasciando privi di porpora molti vescovi. Questa ulteriore dimostrazione di stima da parte del Santo Padre è per Lei un peso o una grazia?
«Papa Francesco in questi anni di Pontificato ha dato un forte rilievo alla dimensione “cattolica” (universale) della Chiesa favorendo, anche nella composizione del collegio cardinalizio, la presenza di pastori provenienti da tutto il mondo. Il fatto che anche per la Sua Diocesi abbia voluto un Cardinale non contraddice questa linea, anzi la rafforza poiché Roma è chiamata a presiedere la comunione e la carità di tutte le Chiesa. Nella Diocesi di Roma il carattere universale della Chiesa e quello particolare si incontrano in modo speciale. Anche per questo motivo la vicinanza di Papa Francesco, non solo alla mia persona ma a tutta la Chiesa è una grazia».

 



Papa Francesco, pur godendo di ottima salute, ha pur sempre un’età avanzata. Di contro, ha deciso di fare largo ai giovani, anche tra i Suoi più stretti collaboratori. Nel prossimo Concistoro non solo nominerà un cardinale di appena 44 anni, ma anche il più giovane Vicario di Roma dei tempi recenti, cioè Lei. Che lettura dà di queste scelte del Pontefice?
«Non credo che nelle scelte di Papa Francesco il criterio dell’età sia discriminante; ha scelto pastori in giovane età così come ha valorizzato tanti che si lasciavano alle spalle anni di servizio alla Chiesa. La linea di Papa Francesco mi sembra identica a quella che troviamo nella Sacra Scrittura dove la giovane età della Vergine o la vecchiaia di Elisabetta vanno nella medesima direzione, quella che mostra come il Signore misteriosamente e in modo originale conduca la storia».

Nel suo primo indirizzo alla diocesi, Lei ha evidenziato come Roma, che è il centro della cristianità e un luogo d’incredibile bellezza, sia anche divenuta negli anni una città particolarmente difficile e problematica sotto molti aspetti. Come pensa possa migliorare il tessuto sociale della città che è oggi chiamato ad amministrare per conto del Santo Padre?
«Il compito di noi pastori è quello di formare le coscienze e di annunciare il Regno. Sono arrivato da pochi anni a Roma e confermo l’impressione di una città molto bella che vive una fase di cambiamento notevole. In essa affluiscono persone che provengono da tutto il mondo (oltre il 16% dei suoi abitanti arrivano da altri paesi); le sfide che ha davanti non sono facili. Mi piacerebbe tanto, nel servizio che mi è stato affidato, aiutare questa città a ricucire gli strappi che nel tempo si sono verificati: nel tessuto sociale, tra le generazioni, tra quartieri molto diversi e distanti, nel dialogo tra i popoli e le etnie.
Roma è sempre stata avvertita come “caput” che non equivale solo a “capitale” ma anche a “capo”, testa; cioè capace di fare sintesi rispetto alla molteplicità dei pensieri e delle azioni che pone in essere».

 



La Sua nomina giunge a ridosso del grande Giubileo 2025 e anche con essa la Chiesa mostra al mondo la sua dinamicità e velocità sia nelle scelte che nelle prospettive. Sembra invece che altri siano ben più lenti, e mi riferisco al completamento delle opere e dei cantieri che stanno da mesi mettendo in ginocchio i romani, Lei ha sentito il sindaco Gualtieri? Ci sono rassicurazioni da parte dell’amministrazione capitolina sul termine dei lavori rispetto alle scadenze stabilite?
«Il sindaco Gualtieri mi ha indirizzato un bel pensiero di augurio già nella giornata del 6 ottobre. Lo vedrò presto e avrò modo di ringraziarlo personalmente. Credo che il Governo e l’Amministrazione capitolina stiano facendo uno sforzo enorme nel portare avanti i diversi cantieri aperti in città. Non sono a conoscenza nel dettaglio delle varie scadenze ma sono fiducioso del fatto che i lavori saranno completati entro fine anno. In ogni caso, come comunità ecclesiale la nostra priorità per il Giubileo non sono i cantieri ma la disponibilità a lasciarsi raggiungere dalla misericordia di Dio».

Il Papa, con la Costituzione Apostolica In Ecclesiarum Communione emanata a gennaio 2023 e confermata nei suoi punti dirimenti con il Regolamento del Vicariato di Roma del 21 dicembre 2024, ha riorganizzato la diocesi capitolina, avocando a sé una serie di poteri decisionali di primaria importanza. Oggi che Roma ha nella Sua persona un nuovo Vicario, ritiene che queste regole andranno comunque rispettate o la nomina di Vostra Eccellenza supera questa normativa?
«Sin dall’inizio del Suo pontificato Papa Francesco ha ribadito con forza il principio teologico ed ecclesiale secondo cui è Lui il Vescovo di Roma e ha sempre esercita to tale ministero con attenzione e cura. Quanto affermato nella Costituzione e nel Regolamento del Vicariato viene confermato. Noi Vescovi che operiamo in Diocesi – compreso il Vicario – siamo Ausiliari del Papa. Il punto di forza di questo principio è la comunione e la corresponsabilità. Non è soltanto una divisione di compiti (cosa fa il Papa e cosa il Vicario) ma è un esercizio di corresponsabilità dentro una visione di Chiesa condivisa».

 

 

Pochi giorni fa il Papa ha emanato un nuovo Motu Proprio sulla diocesi di Roma, intitolato “La Vera Bellezza”; con esso Francesco ha soppresso il settore Centro dalla consueta ripartizione di Roma in cinque distretti amministrati da altrettanti vescovi ausiliari. Con la Sua nomina, cambierà qualcos’altro? Ci sarà un nuovo Vicegerente?
«In realtà sarebbe più opportuno parlare di un settore centro o, meglio ancora, di un centro di Roma, che è stato integrato all’interno degli altri settori. L’organizzazione territoriale che la Diocesi si era data oltre 60 anni fa rispondeva a una precisa configurazione della città che negli ultimi decenni è cambiata radicalmente. Il rapporto fra il centro e le periferie non si può cristallizzare dentro confini geografici ben precisi; non si tratta di Diocesi diverse! Serve che le periferie ritrovino nel centro la preziosità delle origini e il centro ritrovi nelle periferie l’accoglienza delle sfide che stimolano quotidianamente la città. E il tutto affinché si cammini come unica Diocesi pur nelle differenze territoriali. In merito ad altre novità che potrebbe avere la Diocesi rimaniamo in attesa del discernimento di Papa Francesco. Mi sento di dire che la cosa più importante in questo preciso momento sia quella di mettersi al lavoro. Il mio unico desiderio è servire questa Chiesa e in questo mi sento sostenuto dall’impegno generoso di tantissimi sacerdoti e laici che amano questa Chiesa e per essa sarebbero disposti a dare la vita».