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Quarto Grado, Picozzi rompe il silenzio: la "prova" che non ha indottrinato Rosa e Olindo

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È una delle persone chiave dell'inchiesta che ha portato all'ergastolo di Olindo Romano e Rosa Bazzi per la strage di Erba. Tuttavia il suo nome non è tornato fuori come possibile testimone nell'istanza di revisione del processo, respinta per assenza di nuovi elementi in grado di ribaltare la sentenza. Parliamo del criminologo e psichiatra Massimo Picozzi che nello studio televisivo che lo vede commentatore abituale dei fatti di cronaca, ossia Quarto Grado su Rete 4, finalmente rompe il silenzio sulla vicenda. 

"Non voglio riaprire ferite già aperte per quello che hai subito, però una domanda vorrei fartela", premette il conduttore Gianluigi Nuzzi, "perché sei stato accusato di aver manipolato i racconti che ti venivano fatti da Rosa e Olindo Quindi, sono andati a minare la tua credibilità, la tua deontologia professionale. Qual è la cosa che più ti ha ferito". "Direi che è questa soprattutto questa, quella di avere infamato una carriera lunga 40 anni con delle semplici illazioni", commenta Picozzi nell'intervista. 

 

"Io mi sono sempre detto disponibile nelle sedi opportune in questi anni, ma nessuno mi ha mai chiamato né mi hanno chiamato ora - commenta lo psichiatra - a me pare di non avere visto il mio nome nemmeno nella lista dei testimoni dell'ultima istanza di revisione". Picozzi ha subito accuse pesanti, di aver tagliato e manipolato le deposizioni, di aver condizionato Rosa e Olindo. Insomma, di averli indotti a confessare un delitto che non avrebbero commesso.  "Questa è assolutamente una falsità - precisa lo psichiatra -. Io ricevo il mandato dall'avvocato allora d'ufficio della difesa di Rosa e Olindo. Li ho incontrati tre volte e il mio scopo era quello di capire se c'erano gli estremi per chiedere la perizia".

Nel corso della trasmissione viene anche mostrato il video in cui Bazzi confessa di essere la responsabile della strage di Erba, raccolto proprio da Picozzi per effettuare una valutazione psicologica. Lo psichiatra spiega perché la dichiarazione non può essere stata manomessa: "In quello che abbiamo sentito ci sono lunghi pezzi in cui la mia voce non si sente, proprio perché non c'è bisogno di suggestionare o incalzare Rosa Bazzi". Ma una sorta di indottrinamento potrebbe essere avvenuta in precedenza?  "Al di là dell'ultimo incontro che è durato una mezz’oretta, ho avuto due accessi registrati al carcere di Como. In questi due accessi ho visto entrambi i coniugi con un intervallo di parecchi minuti perché hanno dovuto organizzare gli spostamenti per non farli incontrare. E io in questo poco tempo sarei riuscito a insegnare a Rosa Bazzi cosa dire?", afferma lo psichiatra che ha deciso di parlare dopo che i giudici hanno depositato le motivazioni del no alla rervisione del processo. 

 

 

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