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Tagadà, Sisto contro la Stasi processuale: "No all'invasione della riservatezza"

Gabriele Imperiale
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Nessuno stop alle intercettazioni dopo 45 giorni. Nessun limite esplicito imposto per legge alla durata delle operazioni di ascolto. Dopo l’ok del Senato alla nuova legge che introduce cambiamenti al Codice di procedura penale, che finora non prevedeva limiti temporali per le intercettazioni, si è scatenata la bagarre in aula e fuori. Ma sulle nuove norme è intervenuto il viceministro della Giustizia, Francesco Paolo Sisto, smentendo le recenti polemiche e la levata di scudi delle opposizioni. Ospite di Tagadà su La 7, il senatore ha sgombrato il campo dai dubbi: “Dopo 45 giorni è perfettamente consentito prorogare l’intercettazione per altri 15 e poi per altri 15 - esordisce - ma a determinate condizioni". Sisto tranquillizza quindi chi credeva allo stop delle intercettazioni dopo un certo lasso di tempo: “Non c’è nessuno stop. Il giudice dovrà valutare il fatto che emergano elementi concreti e attuali che consentano la proroga dell’intercettazione - spiega - chi dice che c’è uno stop, dice una bugia. E il testo di legge non dice assolutamente questo”.

 

 

 

Per Sisto quindi nessuna emergenza. Lo stop di cui parlano le opposizioni semplicemente non esiste. Anzi, secondo il viceministro della giustizia il nuovo disegno di legge tutelerebbe maggiormente gli indagati rispetto al passato: “C’è un filo conduttore che è la tutela di riservatezza tra dossieraggio e intercettazione. Questo è un Paese in cui l’articolo 15 della Costituzione non è sufficientemente valutato ed è evidente che per poter legittimare l’ulteriore invasione della riservatezza ci vogliono delle ragioni". Il senatore di Forza Italia chiude il suo intervento, rispedendo quindi al mittente le recenti polemiche: “Non ci può essere una stasi processuale. Non c’è nessuna ragione e io prorogo l’intercettazione - sottolinea - Il punto è che la proroga deve essere legittimata da un motivo che giustifichi l’invasione della riservatezza”.

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