RIVOLUZIONE IN VATICANO

Roma ha il Vicario: il Papa sceglie Reina. Così il conclave diventa geopolitico

Francesco Capozza

Non più di tre giorni fa, quando abbiamo scritto del nuovo Motu Proprio con cui Papa Francesco ha deciso di ridisegnare l’arcidiocesi capitolina, avevamo rivelato quello che da tempo era l’intendimento del pontefice: non nominare un nuovo cardinale Vicario di Roma dopo il pensionamento anticipato imposto ad Angelo De Donatis lo scorso aprile. In realtà, non solo le nostre fonti, ma anche recenti atti concreti di Bergoglio confermavano questa tendenza maturata da tempo nell’animo del Papa. Ieri mattina però, al termine dell’Angelus domenicale, è arrivata come un fulmine a ciel sereno la sorpresa. Francesco ha infatti annunciato l’indizione di un concistoro per la creazione di ben 21 nuovi cardinali che avverrà il prossimo 8 dicembre, nel giorno dell’Immacolata Concezione, e tra questi ci sarà anche il nuovo Vicario di Roma: monsignor Baldo Reina, fino ad oggi vescovo ausiliare di Roma e vice-gerente dell’arcidiocesi capitolina. Nato il 26 novembre 1970 in provincia di Agrigento, è da ieri il più giovane Vicario di Roma da almeno un secolo, battendo per età di nomina a così alto incarico sia Ugo Poletti, scelto da Paolo VI nel 1973 a 59 anni, sia Camillo Ruini, che nel 1991, quando Giovanni Paolo II gli affidò la diocesi romana, aveva da poco compiuto 60 anni.

 

 

Il nuovo Vicario di Roma e futuro cardinale ha alle spalle studi romani ma attività pastorale tutta siciliana: dopo aver conseguito il baccalaureato in Sacra Teologia nel 1995 e la licenza in Teologia Biblica nel 1998 presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma era infatti tornato nella sua diocesi d’appartenenza, Agrigento. Laggiù, nella Sicilia più estrema, è stato prima vicerettore del seminario arcivescovile agrigentino e, successivamente, dopo varie esperienze come semplice parroco di provincia, rettore del medesimo seminario maggiore. La svolta arriva a maggio 2022, quando Papa Francesco lo nomina Vescovo e lo chiama a Roma, come ausiliare della diocesi. Pochi mesi ancora e, a gennaio 2023, ecco un ulteriore scatto: Bergoglio lo vuole come vicegerente della diocesi di cui il pontefice stesso è formalmente titolare. Ieri, come si diceva, l’inaspettata nomina a Vicario del Papa per la Capitale, un incarico ancor più delicato se si pensa che tra poco più di due mesi avrà inizio il Giubileo e Reina riceverà la porpora appena due settimane prima di aprire solennemente la Porta Santa della Basilica di San Giovanni in Laterano.

 

 

Tralasciando Roma, che sentiva tutto il bisogno di un nuovo cardinale Vicario, il concistoro annunciato da Francesco è a tutti gli effetti un avvenimento da record. Non solo sarà infatti la decima infornata cardinalizia del Papa argentino in undici anni di pontificato (Wojtyla in 27 anni indisse nove concistori, Paolo VI in 15 anni ne convocò sei e Pio XII, in quasi vent’anni di pontificato, procedette solo due volte a nomine cardinalizie, nel 1946 e nel 1953), ma vedrà anche, per l’ennesima volta da quando Bergoglio è stato eletto, «sfondare» il tetto dei 120 cardinali elettori tutti quelli sotto gli 80 anni - fissato da Papa Montini nel 1970 con il Motu Proprio Ingravescentem Aetatem e successivamente confermato sia dallo stesso Paolo VI con la Costituzione Apostolica Romano Pontifici Eligendo che da Giovanni Paolo II con la Universi Dominici Gregis, entrambe dettanti regole stringenti sul Conclave. Già lo scorso anno Francesco aveva derogato alle prescrizioni, portando, con il Concistoro del 30 settembre 2023, a 138 il numero dei cardinali elettori, ma ieri è andato ancora oltre: dei 21 nuovi porporati annunciati, solo uno è già ultraottantenne, Monsignor Angelo Acerbi (prelato emerito del Sovrano Ordine di Malta), e così, dall’8 dicembre prossimo, il collegio elettorale che in caso di Sede Vacante sarà chiamato a nominare il successore dell’attuale pontefice conterà - almeno fino a quando altri presuli vestiti di porpora non compiranno 80 anni - la cifra record di 142 cardinali elettori.

 

 

Anche questa volta, come già accaduto in passato con Bergoglio, le più penalizzate sono le diocesi italiane: tranne Roma, di cui si è già detto, e Torino, che avrà la porpora assegnata all’arcivescovo Roberto Repole, nessun’altra arcidiocesi tradizionalmente cardinalizia avrà il suo cardinale, restano infatti a bocca asciutta Milano, Venezia, Napoli, Genova e Palermo. Come sempre, invece, sono state premiate le diocesi delle periferie del Mondo (tra di esse anche Costa d’Avorio, Algeria e Filippine) ed in particolare quelle del Sudamerica, che annovera ben quattro nuovi cardinali provenienti da Perù, Brasile, Cile ed Ecuador. Le vere novità sono però due: il più giovane cardinale della storia recente, l’ucraino monsignor Mykola Bychov, nato nel 1980, e monsignor Dominique Joseph Mathieu che nonostante sia di origine belga è dal 2021 arcivescovo della capitale iraniana Teheran.