nel mirino

Cicalone circondato al corteo pro Pal: "Minacciato perché secondo loro sono fascista"

Giuseppe China

Ben prima che piazzale Ostiense diventasse teatro degli scontri tra black bloc e forze dell’ordine c’è stato un episodio che è sembrato ad alcuni cronisti presenti l’«anticipo» di ciò che sarebbe avvenuto in seguito. Già perché in un istante macchine fotografiche, telecamere e taccuini erano assiepati in una piccola porzione degli luogo che ospitava l’evento in favore della Palestina. Tutta l’attenzione era rivolta all’ex pugile Simone Cicalone che da tempo è impegnato nella lotta al fenomeno dei borseggiatori nei mezzi pubblici capitolini, fatta con bloccaggi leciti e una lunga serie di post sui social network come Instagram e YouTube dove ha 773 mila seguaci.

 

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Cicalone come maiall’improvviso quasi tutti i cronisti che seguivano la manifestazione sono venuti da lei?
«Nonostante fossi presente all’evento fin dalle prime fasi, un gruppetto di attivisti si è di colpo accorto di me. Prima mi hanno insultato a distanza singolarmente, poi hanno iniziato gridare tutti insieme: «Cicalone figlio di p..a».

A quel punto cosa ha deciso di fare?
«Semplice sono andato a brutto muso da loro e ho chiesto quale fosse il problema. “Non posso partecipare alla manifestazione?”. Avrò diritto da privato cittadino di farmi un’idea su ciò che mi circonda. Sono stato qui a titolo personale, per carità accompagnato dalla mia “squadra” (una mezza dozzina di persone, alcune munite di telecamere che lo riprendeva di continuo, ndr), non capisco che male ci sia».

 

 

A giudicare da quanto successo la sua presenza non era gradita.
«Le faccio io una domanda. Secondo lei mi sono fatto condizionare? Forse hanno cercato di intimidirmi e far sì che me ne andassi perché a loro giudizio sono un pericoloso fascista e squadrista, non degno di presenziare alla manifestazione».