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Cortei pro Palestina, Senaldi è netto: "Israele ci sta liberando dal terrorismo"

Luca De Lellis
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Nonostante il divieto imposto dalla Questura, in vista della manifestazione pro-Palestina del prossimo 5 ottobre a Roma ci sarà bisogno di migliaia di occhi per mettere in sicurezza la zona Ostiense. Lo stato di allerta rimane intenso, perché serpeggia nella capitale la paura di infiltrazioni di gruppi violenti. “Non me lo so spiegare”, cantava Tiziano Ferro. Il pensiero di Pietro Senaldi in merito al corteo viaggia più o meno in quella direzione lì. “Penso che dovremmo fare una manifestazione per ringraziare Israele, che ci sta liberando dal terrorismo, dall’estremismo. E che, si spera, possa mettere in difficoltà una teocrazia come quella dell’Iran che sono ormai quasi 50 che sopprime i diritti civili delle donne e dei cittadini”, ha detto il condirettore di Libero durante la puntata di 4 di Sera, programma trasmesso su Rete 4. 

 

 

I promotori del corteo hanno deciso di ricorrere al Tar per contestare la decisione del Viminale, che però ha subito ribadito la bontà della decisione presa, definita “politica e nell’interesse dell’ordine pubblico”. L'Unione Democratica Arabo-Palestinese e i Giovani palestinesi non ci stanno e intendono comunque presenziare l'appuntamento di sabato alle 14 a Piramide anche dopo il pronunciamento del Tar che ha rigettato il loro ricorso. A partecipare all’iniziativa dovevano essere anche i movimenti di estrema sinistra extra-parlamentare, come il Fronte Comunista o Ultima Generazione.

 

 

 

Senaldi, interpellato dal conduttore Paolo Del Debbio, non riesce a comprendere questo fronte che si immola per la causa palestinese: “Non mi spiego questa fascinazione che ha l’estrema sinistra e – qui la frecciatina, ndr – anche quella un po’ meno estrema, per i terroristi islamici e per le dittature”. Incredulo e certo di schierarsi dalla parte del giusto, Senaldi rincara la dose: “Che una parte degli italiani stia dalla parte dell’Iran invece che di Israele mi pare indecifrabile”. Due giorni prima dell’anniversario della strage perpetrata da Hamas, la speranza è che a Roma tutto si svolga nei limiti delle regole imposte da una società civile. Manifestare per la pace è un conto, inneggiare alla violenza è tutt’altra storia.

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