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Sangiuliano in Procura: "Ad agosto ero nel panico, non gestivo più Boccia"

Augusto Parboni
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È stato convocato dai magistrati romani per approfondire le ipotesi accusatorie messe nere su bianco nei confronti dell’influencer Maria Rosaria Boccia. L’ex ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano è stato sentito dai pm della Capitale per quattro ore, con un palazzo di Giustizia blindato: il gionalista della Rai, infatti, è entrato a piazzale Clodio con le guardie del corpo e il suo avvocato. «Ero nel panico», avrebbe detto ieri ai pm l’ex direttore del Tg2, da un lato indagato per peculato e rivelazione e diffusione del segreto d’ufficio, e dall’altro invece è parte offesa in un’inchiesta per lesioni e minaccia a corpo politico. Poiché Sangiuliano è indagato in procedimento connesso, ieri si è presentato con il suo difensore anche se è stato sentito in merito alla denuncia che ha presentato contro la manager, indagata anche per lesioni. Sangiuliano è stato ascoltato in procura direttamente dal procuratore capo di Roma Francesco Lo Voi, e dall’aggiunto Giuseppe Cascini, ai quali avrebbe detto di essere stato nel panico lo scorso agosto poiché era in difficoltà nel gestire il rapporto con la Boccia. «Abbiamo illustrato alcuni aspetti della denuncia che abbiamo presentato nei confronti di Boccia così come richiesto dai pm.

 

Gli inquirenti ora con scrupolo vaglieranno quanto abbiamo messo a loro disposizione: abbiamo massima fiducia nell’autorità giudiziaria», ha affermato l’avvocato Silverio Sica, legale di Sangiuliano, dopo l’audizione durata quattro ore.

Gli inquirenti romani stanno esaminando la denuncia dell’ex Ministro, che ha portato, tra l’altro, al sequestro a Pompei di numerosi dispositivi tecnologici in casa di Maria Rosaria Boccia, attività investigative compiute dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Roma. Nelle deleghe affidate ai militari c’è anche la richiesta dei magistrati di verificare le email della manager, «documenti di qualsiasi natura relativi allo stato clinico della gravidanza, ivi incluse visite di controllo». L'accertamento per capire la verità sullo scambio di messaggi tra Boccia e Sangiuliano riguardo alla gravidanza dell’influencer accusata di violenza o minaccia a un corpo politico, amministrativo o giudiziario o ai suoi singoli componenti, reato che prevede una pena da uno a sette anni di reclusione, oltre a quello di lesioni.

 

«Te l’avrei detto oggi, anche stasera. Ma non posso», avrebbe scritto la donna a Sangiuliano in riferimento al presunto stato di gravidanza della donna. «Sono arrivato al punto di non farmi problemi se tu fossi incinta di me. Anzi, sarei felicissimo», sarebbe stata la successiva risposta del Ministro. Al che, dopo una settimana, Boccia avrebbe aggiunto: «Sarai libero di viverti questa esperienza come vorrai, nel rispetto di tuo figlio».

Ora i militari dovranno accertare la veridicità di quelle frasi finite nel fascicolo processuale. Tra i punti da verificare attraverso l’analisi dei supporti informatici sequestrati alla Boccia, anche la presenza di chat intercorse tra l’indagata e la moglie dell’ex Ministro e una sua amica, oltre a quelle tra l’influencer e personale amministrativo «in servizio presso la segreteria particolare del Ministero, l’Ufficio di Gabinetto o comunque alle dipendenze di Sangiuliano», è scritto nel decreto di perquisizione.

La donna, secondo i pm romani, avebbe anche contattato «ripetutamente la moglie di Sangiuliano, con chiari riferimenti alla sua relazione extraconiugale con il marito - scrivono gli inquirenti nel capo d’imputazione - e simulava la sua presenza in luoghi frequentati privatamente da Sangiuliano».

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