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Israele-Libano, il retroscena di Dario Fabbri sui cercapersone: "Prima della consegna..."

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I soldati di Israele sono entrati in Libano e hanno iniziato a effettuare operazioni terrestri "limitate". L'incursione è partita dopo che il ministro degli Esteri francese Jean-Noel Barrot aveva esortato Tel Aviv a non lanciare un'offensiva di terra e dopo che il presidente degli Stati Uniti Joe Biden aveva dichiarato di essere contrario e aveva chiesto l'immediato cessate il fuoco. È stato questo il tema che Nicola Porro, conduttore di Quarta Repubblica, ha lanciato sul tavolo del dibattito in apertura di puntata. Ospite in studio, l'esperto di geopolitica Dario Fabbri ha provato a tracciare possibili scenari e a chiarire qual è la strategia militare che Israele ha adottato per avanzare nel Paese dei cedri. L'analista ha innanzitutto fatto un passo indietro nella storia: "Nel 2005 Israele si ritira da Gaza, perde il cuscinetto meridionale che ha sempre avuto e lo paga carissimo lo scorso 7 ottobre", ha ricordato.

 

 

Battuta d'arresto, questa, a cui Tel Aviv ha cercato di rispondere con l'attuale conflitto. Israele "ha ricostituito il cuscinetto meridionale, anche se non lo voleva, ma ha perso quello a Nord. Israele non controlla letteralmente una parte del suo territorio nazionale. Quando nel 2005 perse la striscia di Gaza, si trovò in guerra con Hezbollah e il Libano esattamente come adesso", ha spiegato il direttore di Domino. Le forse israeliane hanno prima "voluto segnalare a Hezbollah una superiorità tecnologica, che non è soltanto tecnologica ma anche di penetrazione di intelligence". I cercapersone esplosi, per esempio, "non sono stati collegati alla rete internet ma a quella radio. Da quello che si è capito, Israele ha penetrato i dispositivi prima che venissero consegnati", ha chiarito Fabbri. Quest'escalation, dunque, "doveva servire ad aprire la strada a un'operazione di terra", ha concluso. 

 

 

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