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Pericolo nucleare, l'analisi di Feltri: "Ci illudiamo che non possa accadere"

Luca De Lellis
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Non sembra cambiato nulla rispetto a cinquanta o sessanta anni fa. Se ci voltiamo alle nostre spalle e guardiamo alla guerra fredda tra Stati Uniti e Russia - le due potenze che si spartivano il globo allora - e osiamo un parallelo con la situazione odierna, riusciamo a individuare ben poche discrepanze. La tecnica di minaccia e lo spauracchio è sempre lo stesso. Del resto, l’ha detto lo stesso ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov, che “provare a combattere per la vittoria contro una potenza nucleare” è paragonabile a un viaggio di sola andata verso il macello. E l’ha detto, per giunta, in un contesto ufficiale e fondato teoricamente sul pacifismo come l’assemblea dell’ONU, senza alcuna remora. È forse per questo che Vittorio Feltri, rispondendo a un lettore de Il Giornale nella sua rubrica La Stanza di Feltri, non si è sforzato molto di rassicurarlo sull’ipotesi di un futuro conflitto nucleare: “Forse ci illudiamo che non possa accadere, che sia impossibile che possa scoppiare la terza guerra mondiale e che una potenza si spinga al punto di adoperare armamenti nucleari, che hanno costituito un deterrente che ha semmai agevolato la distensione durante la guerra fredda. Stavolta potrebbe trionfare la fretta di utilizzarli per primi”.

 

 

 

Insomma, la serenità non è propriamente il sentimento che dovrebbe abitare in noi rivolgendo un’occhiata a quanto accade tra Russia e Stati Uniti, con la povera Ucraina a farne le spese, per ora, come sola vittima sacrificale. Il direttore editoriale de Il Giornale è categorico rispetto al comportamento degli altri attori (non protagonisti): “Forse la tensione non è mai stata così alta come in questi ultimi giorni, eppure noto anche io una certa inconsapevolezza o superficialità da parte delle Nazioni indirettamente coinvolte”. Decisive, nell’ottica di una svolta futura, potrebbero essere le elezioni americane di novembre, quando gli Stati Uniti dovranno scegliere a chi affidare la propria politica estera tra Donald Trump e Kamala Harris. Quella della sostituta di Joe Biden la sappiamo già, sarebbe sulla stessa lunghezza d’onda poco lungimirante del suo predecessore. Un mix di incoscienza e arroganza nei confronti della Russia tanto che, Feltri, spera in una vittoria del repubblicano: “Confido nel ritorno alla Casa Bianca di Trump dato che si sta già muovendo affinché, qualora venisse eletto, egli possa svolgere efficacemente il ruolo di mediatore tra Russia e Ucraina, ponendo così fine ad una guerra che si protrae insensatamente da oltre due anni e mezzo e che ha prodotto soltanto distruzione e morte”.

 

 

E l’Italia che ruolo ha nella vicenda? Come sappiamo l’Europa non ha toccato palla molto spesso, accodandosi più che altro alle volontà dei democratici americani in nome dell’alleanza atlantica. Feltri si fida di Giorgia Meloni: “Io sono convinto che pure Giorgia Meloni, per il prestigio e la stima che è riuscita a guadagnarsi personalmente a livello diplomatico e internazionale nonché per le sue capacità e la sua dialettica, possa ambire a rivestire un ruolo determinante nell'ambito dell'avvio di un dialogo e di un negoziato tra Ucraina e Russia”. E lancia un appello verso una maggiore incisività del nostro Paese nella risoluzione del conflitto: “L'Italia dovrebbe prendersi questo incarico e non lasciarlo ad altri, sarebbe un peccato, dovrebbe assumersi questo impegno, uscendo da quel cono d'ombra in cui è sempre stata relegata e che in parte ha scelto, adattandosi alle posizioni altrui, appiattendosi su quanto deciso da altri”. I mesi da qui in avanti ci diranno se il vento sarà cambiato o se ci aspetta un domani pieno di nubi, auspicabilmente non atomiche.

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