politica e giustizia

Dritto e rovescio, Toti e le analogie con il processo Open Arms: su chi punta il dito

«Ho patteggiato perché ritengo di aver avuto da quel patteggiamento più giustizia di quanta ne avrei avuto in un’aula di tribunale con un processo che sarebbe durato un quindicennio, e credo che davvero non si possa sostenere. Poi, se uno patteggia, patteggia anche la Procura». Lo ha detto Giovanni Toti, ex presidente della Regione Liguria, in un’intervista a Dritto e rovescio su Rete4. «Dopo tre mesi di arresti domiciliari, quattro anni di intercettazioni, di pedinamenti, un numero infinito di accuse, alla fine la Procura ammette che Toti non ha preso un euro per i suoi interessi personali, che gli atti prodotti dalle amministrazioni erano legittimi e quindi alla fine tutto il castello di accuse si è sostanzialmente smontato», ha aggiunto intervistato da Paolo Del Debbio. 

«Tornerei sullo yacht di Spinelli? Sì, e lo continuo a rivendicare. Molti altri ci sono andati col buio delle tenebre, sullo stesso identico yacht, perché quel signore fa impresa a Genova e dà da lavorare a migliaia di persone da alcuni decenni prima che arrivasse Toti. Quello yacht è stato molto ben frequentato», ha detto ancora l’ex presidente della Liguria, «dopodiché, se quella è un’accusa, mi accuso anche di essere stato a trovare Msc a Ginevra, il capo del fondo sovrano di Singapore, tutte persone per cui lavorano decine di migliaia di miei concittadini».

 

Poi Toti sottolinea le «moltissime analogie», a suo dire, tra il suo caso e il processo Open Arms. Augurandosi «ovviamente che Salvini venga assolto», il giornalista commenta: «È la politica che ha lasciato spazio alla magistratura di occuparsi di queste cose nel modo in cui lo sta facendo. Non possiamo confidare che tutti i procuratori della Repubblica la vedano esattamente come noi, anche in buona fede. Io trovo che un Parlamento che ha fatto delle leggi che consentono a un governatore di essere tenuto agli arresti per tre mesi finché non si dimette e a un ministro di essere processato perché ha bloccato una nave di clandestini, prima di prendersela col Tribunale di Palermo dovrebbe prendersela con se stesso, tornare domattina in parlamento e dire: signori, un ministro della Repubblica lo processano al massimo un tribunale politico o gli italiani che lo hanno mandato a governare».