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Omnibus, Castellani promuove Fitto in Europa: "Migliore del previsto"

Gabriele Imperiale
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Raffaele Fitto nuovo vicepresidente esecutivo della Commissione Europea è un risultato positivo per Giorgia Meloni e il governo. Ma la sua nomina sottolinea le contraddizioni in cui opera e ha operato Ursula Von Der Leyen. È il commento del professor Lorenzo Castellani che ha rimarcato l’importanza del nuovo ruolo di Fitto e le condizioni in cui è arrivata la scelta del Presidente della Commissione Ue. Ospite di Omnibus su La7, il docente di Storia delle Istituzioni Politiche ha commentato l’insediamento a Bruxelles dell’esponente di Fratelli d’Italia ed ex ministro per gli Affari europei, il Sud, le Politiche di Coesione e il PNRR del governo Meloni. “Penso che al governo sia andato abbastanza bene per il semplice fatto che il partito principale, cioè Fratelli d'Italia, aveva scelto sostanzialmente di non confermare il bis a Ursula Von Der Leyen, di votare contro la rielezione - spiega Castellani - In questa logica il risultato è abbastanza positivo perché Fitto entra come vicepresidente esecutivo ed entra con delle deleghe che sono importanti”. Ma ci sono stati almeno tre fattori, secondo il professore, che avrebbero spinto Von Der Leyen ad accogliere Fitto tra le fila del suo governo: “Uno che dal punto di vista della politica europea ha la necessità di separare in qualche modo la destra di governo disposta a fare dei compromessi dalla destra sovranista - spiega - poi la Von Der Leyen si è voluta ritagliare un ruolo diciamo di grande tessitrice da protagonista, di "Queen Makers’”.

 

 

 

 

Infine, spiega Castellani, c’è un criterio geografico: “È ancora largamente prevalente a Bruxelles. E questo che cosa significa? Significa che, se tu hai un Paese come l'Italia che anche ha un gran pezzo di governo che non fa parte della maggioranza ma è disposto in qualche modo a trovare una quadra, diventa difficile escludere almeno i grandi Paesi da un coinvolgimento all'interno della Commissione”. Fattori che hanno giocato a vantaggio della decisione di Meloni di spingere Fitto all’interno della nuova Commissione. Una scelta che ha pagato e ha finito per portare a galla una sostanziale contraddizione in seno al Parlamento europeo: “Il duo Scholz-Macron che sembrava aver messo in piedi un arrocco dicendo ‘no’ a Meloni - sottolinea Castellani - per poi vedersela rientrare fondamentalmente dalla finestra”. Contraddizioni che secondo il docente potrebbero però pesare anche sul governo: “Fondamentalmente ha votato no contro il Green deal, contro le politiche di Ursula Von Der Leyen eccetera e adesso invece si ritrova con un commissario in una posizione forte - spiega concludendo il suo ragionamento - e quindi avere una postura euroscettica per Fratelli d'Italia sarà secondo me molto difficile”.

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