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In altre parole, Rampini spiazza Gramellini: cosa pensava Kamala dell'America

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Tra gli ospiti di Massimo Gramellini nella prima puntata della nuova stagione di La7 di In altre parole c'è anche Federico Rampini. Si parte naturalmente dal suo libro, "Grazie Occidente - tutto il bene che abbiamo fatto", che smonta il tabù del mondo anglosassone: è ormai vietato parlare bene dell'Occidente ma si può solo chiedere scusa per i presunti crimini commessi nel mondo e nei confronti di ogni minoranza. Nella puntata di sabato 14 settembre l'editorialista del Corriere della sera spiega che ad esempio "se usassi nelle università americana questa espressione, 'grazie Occidente', verrei zittito, cacciato e censurato". Insomma, "questa vasta umanità che noi avremmo solo sfruttato, dominato, soggiogato" non esiste, argomenta Rampini, basti pensare alle moltitudini di persone che non sarebbero vive "senza le nostre scoperte come le invenzioni della medicina occidentale".

 

Il discorso cade sulle elezioni presidenziali americane. Il conduttore chiede se Donald Trump e Kamala Harris rappresentano due visioni diverse di Occidente. Rampini risponde affermativamente, e spiega che questa è una dimostrazione del pluralismo che è possibile in Occidente e non altrove. Poi aggiunge un aspetto legato alla candidata democratica alla Casa Bianca. "A me colpisce una cosa di Kamala Harris che mi riporta proprio ai temi che mi sono cari in questo momento - racconta l'ospite di Gramellinini - Quattro anni fa ha fatto una campagna molto spostata sulla sinistra estrema in cui abbracciava le tesi di Black Lives Matter, l'anti-razzismo più radicale che sostiene che l'America è un inferno dei diritti umani e il paese più razzista al mondo". 

 

Ma dopo il ritiro di Joe Biden e la campagna per la presidenza, Kamala ha fatto inversione a U. "Harris ha capito che per vincere deve diventare la nuova Obama - spiega Rampini - che una volta ha chiesto ai giovani: qual è il miglior momento storico e il miglior luogo in cui nascere? Oggi e in America".

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