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Open Arms, Simonetta Matone inchioda i pm: "Processo politico"

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Ormai alcune toghe giocano allo scoperto. Simonetta Matone, ex magistrato e deputato della Lega, commenta con parole che sono macigni il processo di Palermo, che vede come imputato il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini, accusato di sequestro di persona e rifiuto d’atti d’ufficio per aver ritardato lo sbarco di 147 migranti a bordo della nave della ong Open Arms nell’agosto del 2019.

 

"Difendere il delicato e complesso lavoro dei magistrati, credere nella loro indipendenza non mi impedisce di constatare amaramente che con la requisitoria dei pm di Catania nei confronti di Salvini si stia celebrando un processo politico", dichiara Matone nel giorno della requisitoria della pubblica accusa. In aula tra le altre cose è stato posto l'accento sul potere di Salvini tralasciando chi era a capo di quel governo, ossia l'allora premier Giuseppe Conte. "Certe affermazioni a sostegno dell’accusa cozzano contro un ragionamento strettamente giuridico- argomenta Matone - ’Salvini accentrava tutto il potere su di sé’, sostiene l’accusa, dimenticando il ruolo avuto dal Presidente del Consiglio di allora, Giuseppe Conte e degli altri ministri che condivisero le scelte. Altri tribunali hanno assolto per le stesse accuse Matteo Salvini. Chiedere una condanna sarebbe come ’arrampicarsi sugli specchi' e negare che l’imputato ha agito nell’unico superiore interesse del Paese, come aveva giurato ricevendo l’incarico di governo", conclude l'ex magistrata. Tuttavia, la procura di Palermo ha chiesto una condanna a 6 anni per Salvini. 

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