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Tagadà, Mieli gela la sinistra. Perché il caso Boccia "può portare voti a Meloni"

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Il caso legato alla mancata nomina di Maria Rosaria Boccia a consigliera del ministero della Cultura e alle dimissioni da ministro di Gennaro Sangiuliano non ha avuto effetto sul consenso al governo e al partito di Giorgia Meloni. Settimane di battage sulla imprenditrice di Pompei non hanno mosso un voto, come testimoniano gli ultimi sondaggi come quello Swg per il Tg La7 di Enrico Mentana che vede Fratelli d'Italia ancora oltre il 30 per cento. Se ne parla nel corso della puntata di venerdì 13 settembre di Tagadà, su La7. Ospite di Tiziana Panella c'è Paolo Mieli che spiega perché il governo non subirà contraccolpi nel consenso. Anzi. 

 

"Questa storia semmai radicalizza le posizioni", spiega l'ex direttore del Corriere della sera. "È ovvio, ma perché mai chi vota per Giorgia Meloni" dovrebbe cambiare idea, casomai questa storia le "può portare dei voti in più, radicalizzati anche dall'altra parte". Il motivo, commenta l'editorialista, è che la vicenda Boccia viene percepita "come se fosse una vicenda buffa, comica, per gran parte dei lettori non è una cosa drammatica. È una pochade", conclude Mieli. Insomma, nessuna bufera per il governo. 

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