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Paderno Dugnano, l'analisi di Recalcati: la famiglia dopo "l'evaporazione del patriarcato"

Una famiglia massacrata senza alcun motivo. E senza che segnali di disagio venissero colti dalle persone che erano intorno. La strage di Paderno Dugnano (Milano) a opera del 17enne che ha ucciso a coltellate fratello di 12 anni, madre e padre, interroga il Paese e la nostra società. "Ciò che in questo caso trasforma in un dramma questa legittima esigenza che ogni adolescente porta con sé è il passaggio all’atto criminale", spiega lo psicanalista Massimo Recalcati. Cosa significa? "Che la separazione dalla famiglia non è stata simbolizzata attraverso una elaborazione di pensiero soggettiva, né è stata messa in parola, ma è stata agita direttamente e crudelmente nel reale. È la differenza tra il sogno e la veglia, tra il desiderio e la realtà, che in questi casi viene meno", spiega l'esperto in un intervento su Repubblica. Insomma, gli adolescenti sognano il distacco dai genitori, in questo caso il giovane lo ha messo in atto con un coltello. "Il ricorso alla violenza in generale e, in particolare, nel tempo dell’adolescenza, assomiglia ad una vera e propria allucinazione. Essa punta a realizzare immediatamente quello che nella realtà appare difficilmente realizzabile", spiega Recalcati. 

 

Lo psicanalista commenta che "le famiglie non sono nicchie separate dalla società ma respirano la sua aria a pieni polmoni. Il nostro tempo non è, dunque, solo il tempo (benedetto) dell’evaporazione della famiglia patriarcale, ma è anche il tempo che non sa offrire risposte a quella evaporazione se non sul piano del rimpianto nostalgico del passato o della critica nichilistica del legame famigliare tradizionale - prosegue -. Il problema credo sia invece quello di come si possa essere dei genitori sufficientemente buoni in un tempo dove il carattere impossibile di questo mestiere è messo a dura prova da una realtà che svaluta sistemicamente il valore testimoniale della parola".

 

Cosa fare allora? Non serve "riesumare una vecchia e ormai decrepita autorità", ma "dare sempre più valore alla testimonianza singolare". E non bisogna trascurare "la presenza di un disagio effettivo che caratterizza il nuovo mondo dell’adolescenza", senza "diffondere panico, allarmismi inutili per un’emergenza che se è tale lo è oramai da diversi decenni - avverte Recalcati -  Piuttosto evitare l’eccesso di medicalizzazione, di psichiatrizzazione, di vittimizzazione del disagio. I sintomi e le crisi degli adolescenti attendono interlocutori che non si limitino a riconoscere in essi una malattia da curare, ma una modalità per provare ad esistere a proprio modo", è l'analisi dell'esperto.