Roberta Bruzzone

Paderno Dugnano, l’analisi di Bruzzone: “Cosa può aver scatenato gelosia e frustrazione”

Giuseppe China

«Nessuno si sveglia una notte e commette una strage, uccidendo improvvisamente tutti i membri della sua famiglia». A dirlo in un’intervista a Il Tempo la criminologa Roberta Bruzzone.

Il triplice omicidio commesso e confessato da un giovane di 17 anni ha sconvolto Paderno Dugnano e non solo.
«Siamo di fronte all’ennesimo caso di un ragazzino che stermina i parenti, approfittando peraltro delle circostanze notturne proprio per agevolare il piano criminale e garantirsi una minorata difesa delle vittime».

Quale può essere il movente che l’ha spinto a commettere un crimine così efferato?
«Ribadisco che nessuno si alza nel cuore della notte e di punto in bianco ammazza i familiari. Detto ciò probabilmente questo giovane ha delle problematiche personologiche serie. Non è da escludere che vivesse delle dinamiche di gelosia nel perimetro familiare. Mi faccia aggiungere una cosa».

Prego.
«Il fatto che la strage sia avvenuta a ridosso del compleanno del padre Fabio (festeggiato dall’intero nucleo familiare sabato sera, ndr) non va sottovalutato. Magari proprio la festa ha scatenato ulteriori tensioni. Nei giovani di questa età si tende a non considerare il narcisismo che può essere ferito e di conseguenza scatenare il desiderio di vendetta. Quando c’è una fragilità nel gestire rabbia e frustrazione il cortocircuito è dietro l’angolo. Alcuni ragazzi, per quello che a noi appare un motivo banale, agiscono perché non hanno elaborato la frustrazione. Potrebbe essersi sentito messo da parte».

 



È plausibile che la famiglia, gli amici e gli insegnanti non si siano accorti di nulla?
«Purtroppo non è facile carpire l’emotività di un ragazzo. Può darsi che gli aspetti disfunzionali li avesse manifestati solo nella sfera domestica. Quest’ultima è probabile che fosse la dimensione che maggiormente lo affliggeva. Però non credo che non abbia manifestato delle avvisaglie di un aspetto disfunzionale. Come molti suoi coetanei potrebbe aver espresso rabbia in situazione del genere. A farlo soffrire potrebbe essere stato anche un brutto voto a scuola o una sconfitta sportiva. Detto in altri termini apparenti sconfitte che non ha saputo gestire».

Cosa pensa del fatto che il primo ad essere colpito sia stato il fratello dodicenne?
«Non mi sorprende affatto. Specialmente si è innescata una dinamica competitiva con il fratellino che viene visto come il prediletto dei genitori».

Vicini e coetanei lo descrivono come una ragazzo «normalissimo, l’ultimo che può fare una cosa del genere».
«Questa triste vicenda è troppo recente. Vedremo quali novità emergeranno nei prossimi giorni. Intanto posso dire che i giovani sono in grado di costruirsi delle relazioni adeguate tra loro ma allo stesso tempo generare un nucleo d’odio».

Cosa può dirci in merito all’aspetto giudiziario?
«Il nostro ordinamento prevede tutta una serie di benefici e attenuanti per i soggetti minorenni. Però resta la gravità del fatto commesso che potrebbe generare una lunga condanna».

 



Nell’ultimo mese le pagine di cronaca nera si sono occupate di un altro caso: quello dell’omicidio di Sharon Verzeni, ammazzata dall’italiano di seconda generazione Moussa Sangare. Cosa l’ha colpita di tale delitto?
«Tutta una serie di comportamenti altamente esemplificativi di quello che sarebbe successo. Penso agli episodi di cui sono state vittime la madre e la sorella di Sangare, quest’ultimo le aveva aggredite, puntando contro le donne un coltello. E ancora: il tentativo di far esplodere l’abitazione. Aggressività condita dall’utilizzo di sostanze stupefacenti. Ma non è finita qui, dato che si esercitava a colpire con il coltello all’interno della sua abitazione. Nonostante queste condotte criminali e sinonimo di un malessere psichico, Sangare non è stato minimamente contenuto. Più persone l’avevano segnalato ai servizi sociali e al sindaco. Non riesco a immaginarmi cos’altro avrebbe dovuto fare. Un soggetto che poteva e doveva essere fermato. Spero soltanto che il caso di Sharon Verzeni sia l’ultimo, l’ennesimo "sacrificio" di una ragazza vittima di un sistema che non si cura della salute mentale dei soggetti pericolosi. Smettiamo di far finta che non ci troviamo di fronte a un’emergenza. Sa quanti Sangare ci sono a piede libero?».