Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Pomeriggio5, la carica di Myrta Merlino: “In studio come a casa mia”

Tiberia De Matteis
  • a
  • a
  • a

«In questo studio mi sento come a casa mia», a parlare è Myrta Merlino appena uscita dalle prove del suo «Pomeriggio Cinque» che da domani riparte sull’ammiraglia di Mediaset. Sarà la vera sfida contro «La vita in diretta» di Alberto Matano di Rai Uno. La nuova stagione si presenta con una linea editoriale all’insegna di rigore, onestà intellettuale, curiosità e passione nello stile garbato e competente di un programma giornalistico.

Cosa vedranno da casa a partire dalla ripresa?
«Riprendo domani mattina. Ieri sono entrata nello studio che ha un nuovo simbolo da non svelare perché sarà un colpo di scena. Mi sono emozionata perché mi è sembrata casa mia. L’anno scorso sono entrata in punta di piedi con umiltà per convincere il pubblico abituato a quel prodotto, ma la mia missione era parlare anche a persone diverse che avevano bisogno di un programma giornalistico. Mentre per La7 mi sono costruita il mio uditorio, qui arrivavo in un grande bacino. Userei la parola “ventre”, tratta dalla Serao, per definire questa trasmissione. Ho scoperto storie terribili. Se i politici si occupassero di cronaca nera avrebbero un’idea del Paese più precisa. Nello studio approdano i sentimenti, toccando la carne viva delle persone. Vanno regalati pure sogni, speranze e desideri».

Di quali momenti della scorsa stagione è più soddisfatta?
«Ho avuto esperienze forti con Eleonora Giorgi che conoscevo pochissimo. Mi ha aspettato al bar del Palatino e mi ha raccontato ciò che le era successo. Voleva condividere con il pubblico il suo tumore al pancreas. Era una cosa delicata e mi sono presa due giorni per pensarci. Questa televisione ti mette a nudo e tira fuori emozioni intime. Non dimenticherò mai il collegamento con la nonna e la sorella di Giulia Cecchettin: in quel momento ho ricevuto la notizia che avevano trovato il corpo».

 



Quando ha capito che sarebbe diventata una giornalista?
«Alla scuola media la mia professoressa Maccioni, che poi ho rincontrato, amava il mio modo di scrivere. Leggevo tanto e avevo due genitori professori universitari. Mi innamorai di Oscar Wilde e citai una sua frase. Mi fece dare una lezione su Wilde ai compagni e mi piacque parlare in pubblico. Alle elementari avevo frequentato una scuola francese: dato che sono stonata al coro mi davano il compito di presentare. Mi piaceva arrivare alle persone. Il mio docente di diritto internazionale mi ha permesso di lavorare alla Comunità Europea, ma poi da napoletana ho preferito tornare a casa per stare al mare. Incontrai Roberto Napoletano, capo dell’economia de “Il Mattino” e cominciai a scrivere lì di economia. Conobbi Guido Carli e lo intervistai e ciò mi diede molta luce. Mi chiamò il direttore Pasquale Nonno: “Picciré, ma tu sei così brava perché vuoi fare l’economia sempre a pagina 30 del giornale?” e così ho iniziato a occuparmi anche di altro».

Quali sono i segreti del suo successo personale?
«Chi mi segue in tv apprezza autenticità. Chi recita una parte ha solo un successo effimero. Non creo situazioni urlate né rissose. Il nostro mestiere è una maratona di civiltà e di eleganza. Sono una formichina e costruisco nel tempo senza strafare. So ciò che posso offrire».

 



Come nasce il suo impegno per le donne?
«Nasce col latte. Mia mamma è stata una pioniera in tutto: nel lavoro, nel rapporto di coppia e nella maternità. Mia madre ha combattuto nel Sessantotto anche rischiando di persona. Le sue scelte sono state controcorrente. Essere donne che vogliono la loro libertà significa pagare di persona. Emma Bonino diceva che i diritti delle donne non sono mai acquisiti. Riuscire in una situazione privilegiata non deve far dimenticare che molte donne sono nel disagio più totale. La battaglia delle altre donne ci riguarda. Ho il dovere di lasciare a mia figlia, che ha 22 anni, un mondo migliore».

Quanto conta l’amore nella sua vita?
«Molto. Soprattutto in questa fase. A lungo ho considerato essere madre e lavoratrice più importante che essere innamorata. Il mio primo matrimonio è stato breve e sfortunato, il secondo è diventato routine e l’ultimo colpo di fortuna della mia vita è stato Marco Tardelli, conosciuto quando non pensavo più di innamorarmi. Siamo due diciottenni. Quando entrava nel camerino il mio truccatore diceva: “Myrta, mi si caria il dente!”, per l’eccesso di dolcezza fra noi. Sapere che lui è il mio primo fan mi dà forza».

Che si augura per il futuro?
«Avere tempo per me. Vivere dentro una grande diretta ti fa affrontare tante vite insieme, ma poi ti manca la vita tua. Mi piacerebbe poter raccontare la pluralità. Considero come modello Oprah Winfrey che passa dallo show alla campagna sociale, dall’intervista con le star all’incontro coi politici. Mi piace mescolare alto e basso, rompendo la barriera che separa i generi. Rigore, onestà intellettuale, curiosità e passione danno a ogni argomento la sua dignità. Voglio parlare a “Pomeriggio Cinque” anche delle elezioni americane perché sono un vero romanzo popolare!».

 

Dai blog