Monsignor Antonio Suetta

Migranti, parla il vescovo di San Remo: “I fini delle Ong diversi dai principi della Chiesa”

Christian Campigli

«Il compito e la responsabilità di noi pastori della Chiesa sta nell’indicare con chiarezza i principi fondamentali del messaggio cristiano, di formare le coscienze e incoraggiare i fedeli laici a occuparsi, seriamente, lealmente e nella fedeltà alla Dottrina Sociale». Monsignor Antonio Suetta, è dal 2014, vescovo di Sanremo e Ventimiglia con semplicità ma altrettanta chiarezza, spiega il difficile equilibrio che sta cercando la Chiesa, tra la necessità di guidare i cattolici in un modo in continua evoluzione e la necessità di seguire senza indugi il Vangelo.

Autonomia, ong, diritti, woke. La Chiesa sembra essersi schierata su principi progressisti. Non c'è il rischio di virare eccessivamente a sinistra?
«Il progressismo sta investendo la società e la cultura contemporanee, condizionandole pesantemente verso un rifiuto di ciò che ne costituisce il fondamento di civiltà. La Chiesa, nella sua missione di annuncio del Vangelo al mondo, vivendo e camminando nel mondo, risente ed è esposta anch’essa alle bufere di questo tempo. È sua fondamentale responsabilità quella di mantenere la giusta rotta del messaggio rivelato, mai dimenticando che deve sempre lasciarsi guidare dalla sapienza evangelica e dallo Spirito Santo, senza cedere allo spirito del mondo».

 

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Aiutare gli ultimi è una delle missioni del Vaticano. Lei ritiene che, per assolvere a questo principio, si debba passare per forza dai cosiddetti "porti aperti"?
«Occorre mantenere un’oggettiva distinzione tra i richiedenti asilo e rifugio e i migranti economici. Per i primi si impone il carattere di urgenza e necessità di accoglienza. Per i secondi, la responsabilità degli organismi politici e dei governi è maggiormente coinvolta nella valutazione del giusto equilibrio tra il diritto naturale di migrare e il bene comune delle società umane amministrate. È indispensabile, a fronte dell’evidenza che interi continenti non possano essere contenuti in altri, prendere in attenta considerazione le cause di flussi migratori di tale consistenza. È necessario lavorare uniti nella promozione della libertà di restare».

Il Papa ha paragonato le Ong a dei buoni samaritani. Che ha provato come Ministro della Chiesa?
«Il Papa si è riferito al momento preciso del soccorso in mare, dovere morale sacrosanto, garantito dal diritto internazionale; in questo senso il riferimento evangelico al buon samaritano è davvero calzante. Allargandolo sguardo alla realtà complessiva delle Ong, ritengo che sia utile considerare i presupposti culturali e valoriali, nonché le finalità di tali organizzazioni, i quali non necessariamente corrispondono sempre ai principi enunciati nella Dottrina Sociale della Chiesa e alla missione integrale della comunità ecclesiale, che ha come scopo essenziale e primario l’annuncio della salvezza cristiana».

 



Ha fatto molto discutere la critica di Francesco Savino alla riforma sull'autonomia. Sono parole nelle quali si rivede?
«Non è questa o quella formula, ma sono i contenuti che contano. Sarà importante verificare la definizione dei Lep in ambiti come sanità e scuola ed evitare un’esasperazione ideologica del confronto, foriera di ulteriori spaccature nel corpo sociale».

Questo inverno, una università di Fiesole aveva avanzato la proposta, in nome del politicamente corretto, di abolire il Natale e trasformarlo in Festa di Inverno. Sulla difesa dei valori fondanti del cristianesimo, il Vaticano è pronto ad alzare le barricate?
«Trovo che questa pericolosa proposta rappresenti l’ennesimo tentativo di una cultura della cancellazione di eliminare le tracce significative delle radici della nostra civiltà; non si tratta soltanto di fede, per i credenti, ma di un’identità storica e culturale, che non può essere distrutta senza pagare il prezzo della propria morte culturale».