il giallo

Sharon Verzeni, la criminologa Bruzzone: qual è "la chiave per risolvere il caso"

Si continua a indagare sull’omicidio di Sharon Verzeni, la barista 33enne uccisa per strada a Terno d'Isola nella notte fra il 29 e il 30 luglio. Mentre si affaccia l'ipotesi che il responsabile del delitto possa essere trovato nel sottobosco criminale del paese, dove i problemi di sicurezza sono noti, continuano le ricerche dell'arma usata dall'omicida, identificata come un coltello da cucina o un grosso pugnale. In campo anche metal detector e magneti per passare al setaccio tombini, siepi e aiuole. La vicenda, che da giorni riempie le pagine dei giornali, è stata scelta da Giuseppe Brindisi come argomento di discussione. Nel corso dell'ultima puntata di Zona bianca, il talk-show di Rete 4, è intervenuta sul caso anche Roberta Bruzzone. "L'abitudine a percorrere un tragitto in orario serale, notturno ritengo sia la chiave per risolvere questa vicenda", ha detto per iniziare la criminologa.

 

 

Il responsabile dell'omicidio, secondo la psicologa forense, deve essere "un soggetto non conosciuto in maniera approfondita ma che, probabilmente, con Sharon aveva un'interazione. Astrattamente potrebbe trattarsi di un cliente del bar, di una persona che può averla puntata, che si sia sentita respinta e abbia programmato questa aggressione approfittando della sua abitudine a fare lunghe passeggiate notturne", ha spiegato. È utile, dunque, cercare negli ambienti più frequentati da Sharon? Bruzzone non ha dubbi: "Sì, più che nella sfera delle relazioni più intime. Andrei a cercare tra le persone che potrebbero aver avuto un contatto con lei. Tutta l'attività dei corsi di autopromozione che gravitano intorno a Scientology. Credo che sia quella la strada da percorrere in questa fase". 

 

 

Quanto all'omicida, la criminologa ha fatto notare che "uscire da casa con un'arma delle dimensioni di quella utilizzata, mi fa credere che sia una persona che delle problematiche personologiche ce le abbia e che lo portino a interpretare la realtà e le relazioni con gli altri in maniera distorta". Il modo in cui Sharon Verzeni è stata uccisa, rivela che non si tratta di un serial killer. "La modalità dell'aggressione è estremamente disorganizzata. Sharon viene colpita quattro volte e viene lasciata sulla scena viva e con un telefono a disposizione. Nessun killer organizzato fa un errore così clamoroso, lasciando una vittima in grado di comunicare. Poteva dire anche il nome. Non credo che possa trattarsi di un serial killer. Aveva individuato in Sharon una possibile sfera relazionale", ha concluso.