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In Onda, Rula Jebreal non si tiene: Kamala Harris, perché è arrivata dov'è

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Da una parte l'America di Donald Trump che "parla ai suprematisti bianchi", dall'altra quella "multietnica e multirazziale" di Kamala Harris: per Rula Jebreal non ci sono dubbi su chi sia dalla parte giusta nelle elezioni presidenziali.  La giornalista palestinese con cittadinanza israeliana e italiana è intervenuta venerdì 23 agosto a In Onda, il programma condotto da Marianna Aprile e Luca Telese su La7. 

Nella convention dem, la candidata che ha sostituito Joe Biden nella corsa alla Casa Bianca è apparsa più moderata rispetto alle ultime uscite: "Deve convincere anche i repubblicani e gli indipendenti", che sarà anche il loro presidente, afferma Jebreal. E su Trump: "Il suo appello è alla supremazia bianca, alle persone che pensano che questo paese è soltanto esclusivamente per loro" mentre Harris "parla di una democrazia multietnica e multirazziale. Guardate anche la scelta della musica non è a caso: Beyoncé con Freedom", argomenta la giornalista.

 

La differenza principale tra i due candidati, continua, è che Harris "sta dicendo all'America che è partita della sua storia, la storia di una donna che è venuta dall'India e da un padre che viene dalla Giamaica", afferma Jebreal che ricorda le origini della famiglia della dem. "Lei nasce in America e poi lotta per arrivare dov'è - argomenta Jebreal -  la sua storia professionale comincia come pubblico ministero. processa criminali e stupratori" mentre "Trump è a 34 incriminazioni ed è stato condannato anche per stupro", attacca la giornalista. Una ricostruzione, quella sulla "lotta" di Harris per il riscatto, che tuttavia contrasta con quella di altri analisti, come Federico Rampini, che considerano l'ex pubblico ministero un "prodotto delle élite". 

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