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Boeing, astronauti bloccati e destino in bilico. Guidoni: "Potrebbe esplodere"

Massimiliano Vitelli
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Si deciderà domani il destino di Butch Wilmore e Suni Williams, i due astronauti bloccati dal 5 giugno scorso sulla Stazione Spaziale Internazionale per una serie di problemi tecnici a Star Starliner, la nuova navicella che Boeing ha costruito per poter trasportare equipaggi in orbita. Un comitato decisionale, con il capo della Nasa Bill Nelson in carica, si riunirà per soppesare la difficile questione e vedere se i due debbano tornare a bordo di quel veicolo spaziale o prepararsi a un'attesa più lunga per tornare a casa con la rivale SpaceX. A fare il punto della situazione è Umberto Guidoni, astronauta e astrofisico tra i primissimi a lavorare sulla Stazione Spaziale Internazionale. Era il 2001. 

 

Dottor Guidoni, cosa è successo esattamente alla Starliner?

“La navetta della Boeing ha avuto un problema a cinque dei ventotto razzetti che servono per spostarsi nello spazio e soprattutto per rientrare sulla Terra.  E adesso ci vuole prudenza”.

Ci spieghi.

“Dopo aver rilevato il malfunzionamento, Boeing e Nasa hanno iniziato a fare dei test, sia sulla Starliner agganciata alla Stazione Spaziale Internazionale sia sulla Terra grazie ad un dispositivo gemello. Le prove hanno fatto riattivare quattro razzetti, quindi ora solo uno non funziona, ma non hanno evidenziato il motivo che ha portato l’inefficienza. È questo il vero problema. I razzetti, che si chiamano thruster, sono fondamentali per permettere alla navetta di rientrare nell’atmosfera con l’angolazione necessaria per avere lo scudo termico. Dovessero non funzionare di nuovo, la Starliner potrebbe non riuscire a posizionarsi correttamente, diventare incandescente ed esplodere”.

Nel 2003 accadde al Columbia.

“Esatto, si disintegrò e morirono sette astronauti. Boeing e Nasa non vogliono giustamente rischiare un’altra tragedia”.

Quindi l’ipotesi di chiedere un passaggio ai rivali di Crew Dragon sembra la più sicura.

“Credo che andrà a finire così, ma per Boeing sarà un colpo all’immagine durissimo. Una cosa interessante è che per agganciare la navetta di Elon Musk dovranno far tornare sulla Terra la Starliner vuota, quindi conosceremo la sua sorte”.

Sunita Williams e Butch Wilmore erano partiti per restare nello spazio otto giorni, rischiano di rimanerci otto mesi. Cosa cambia?

“Sono dei professionisti, entrambi con altre esperienze spaziali. A livello psicologico non credo abbiano difficoltà particolari, il problema riguarda l’aspetto fisico. Bastano pochi giorni in assenza di gravità per avere grosse difficoltà nel tornare a camminare, dopo otto mesi dovranno essere portati via in barella e avranno bisogno di settimane di fisioterapia e riabilitazione prima di poter stare in piedi di nuovo. E poi nello Spazio si indeboliscono anche le ossa. Prima di tornare in forma passerà diverso tempo”.

In passato, la corsa allo Spazio era un affare tra Stati. Ora sembra che si stia privatizzando.

“Ha ragione, soprattutto per ciò che riguarda gli Stati Uniti. Oggi la Nasa sovvenziona economicamente chi vuole investire in missioni spaziali, gli affida la costruzione delle navicelle e poi, per dirla facilmente, compra i biglietti per salire a bordo”.

Le manca lo Spazio?

“Stare lassù è un’emozione incredibile. Se mi invitassero ad una missione accetterei subito”.

Intanto, nello Spazio, ci è andato William Shatner, il capitano Kirk della serie tv Star Trek.

“Si, finalmente c’è stato davvero! Però il suo è stato un viaggio turistico, la navicella di Jeff Besos è salita fino ad uscire dall’atmosfera e poi è tornata giù, come fosse un ascensore. Orbitare la Terra è un’altra cosa”. 

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