Alain Delon e la battaglia degli eredi. De Gregorio: "Tristezza nella ferocia"
Ieri è scomparso Alain Delon, mito del cinema francese e icona riconosciuta a livello internazionale. E mentre i colleghi si stringevano al dolce ricordo che avevano di lui, nelle retrovie già serpeggiavano le voci sulla spartizione dei suoi beni. Le interpretazioni dell'attore ne "Il Gattopardo" e in "Rocco e i suoi fratelli" sono e rimarranno nella storia del grande schermo. Tuttavia, va anche ricordato che a un passato glorioso sono seguiti tempi difficili e forse poco felici. La malattia, le faide familiari e, solo quattro mesi fa, l'affidamento a un amministratore di sostegno incaricato di gestire il suo patrimonio da 200 milioni di dollari. La battaglia tra i figli intorno alla sua figura è cosa nota, ma ora ritorna in primo piano. Questo è stato l'argomento scelto da Concita De Gregorio nella sua rubrica per il quotidiano Repubblica.
"A ballare con le stelle...": Delon, il saluto commovente di Cardinale
"Dei figli di Alain Delon che nei prossimi anni si spartiranno i resti smembrando case e disseppellendo ori, l’unico che mi abbia mai interessato era anche l’unico (diciamo l’unico di cui si sappia) che non ha riconosciuto: Ari Boulogne, morto a 60 anni l’anno scorso, figlio di Nico, Christa Paffgen, la spaziale artista che fu tra l’altro cantante di The Velvet Underground", ha scritto la firma di Repubblica senza tanti giri di parole. "Ari è passato da una clinica a un’altra, da una droga a un’altra, da una depressione maggiore a una peggiore. È stato cresciuto dalla madre di Delon, ha avuto una figlia, Blanche, che ha chiesto il test del Dna", ha ricordato la giornalista per chi non fosse ancora a conoscenza dei fatti.
Video su questo argomentoAlain Delon, la vita per immagini: donne, film e mondanità | VIDEO
Concita De Gregorio ha continuato: "Era l’unico, Ari, ad aver ereditato dal padre quel patrimonio indisponibile, indecifrabile, quel tesoro ineguagliabile che non ha nome: non esattamente la somiglianza, no, qualcos’altro". Quindi l'amara conclusione: "Quello che quando vedi gli altri figli dici sì, certo. Carucci. Però il padre. Forse era una tristezza, o qualcosa così, nella ferocia".