Alain Delon, addio al mito del cinema francese. La guerra tra i figli per l'eredità
La leggenda del cinema francese Alain Delon è morto all’età di 88 anni. Lo hanno comunicato i suoi tre figli. «Alain Fabien, Anouchka, Anthony, oltre che il suo cane Loubo, sono profondamente addolorati nell’annunciare la scomparsa del padre. È morto serenamente nella sua casa a Douchy, circondato dai suoi tre figli e dalla sua famiglia», si legge nella dichiarazione, aggiungendo che la famiglia chiede privacy.
Tra i figli negli ultimi anni c'erano stati duri scontri per le proprietà del padre, un'eredità valutata circa 300 milioni di euro. Delon è considerato un'icona del cinema francese, uno dei grandi sex symbol della storia e uno dei più apprezzati attori francesi come Jean Gabin e Jean-Paul Belmondo, suo eterno "rivale" mediatico.
Nato a Sceaux (Seine) l’8 novembre 1935, all’età di 17 anni, Alain Delon si arruolò nella marina militare francese e nel 1953 venne destinato al corpo di spedizione nel Sud-est asiatico che partecipava alla guerra d’Indocina. Congedato nel 1956, il giovane Alain iniziò a frequentare a Parigi l’ambiente degli intellettuali e il mondo dello spettacolo e a recitare in teatro, finché la sua singolare bellezza e la sua duttilità nell’affrontare ruoli anche modesti vennero notate da alcuni produttori cinematografici. Fu così che per il giallo di René Clément «Delitto in pieno sole» (1960) l’attore, scelto inizialmente per una parte secondaria, ottenne invece quella del protagonista, il subdolo Tom Ripley che uccide un giovane miliardario per assumerne l’identità. Il film ebbe un buon successo e rappresentò per Delon un trampolino di lancio, proponendo per la prima volta quel personaggio controverso a lui estremamente congeniale. Fu però un maestro come Visconti a consentirgli di lasciar affiorare una complessità interpretativa, che lo impose all’attenzione, quando lo diresse magistralmente in «Rocco e i suoi fratelli» (1960), opera in cui lo spirito neorealista si fonde con le cadenze del melodramma.
Delon rese perfettamente l’introversa malinconia del giovane protagonista, Rocco Parondi, un figlio del Meridione immigrato a Milano, proletario dall’animo ’viscontianamentè nobile, ma destinato per la sua eccessiva mitezza a risultare un perdente.
Il film favorì l’inizio di una carriera italiana dell’attore francese: Michelangelo Antonioni lo volle, infatti, per «L’eclisse» (1962), facendogli interpretare il dinamico e arrivista agente di borsa Piero. Nel 1963 fu ancora Visconti a scritturarlo per «Il Gattopardo», nel ruolo dell’affascinante Tancredi, nipote del principe di Salina, valorizzato dalla lettura chiaroscurale e barocca del romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa elaborata dal regista. Nello stesso periodo
Delon fu protagonista in Francia di un ’polar’ (il poliziesco alla francese) che si rivelò un grande successo commerciale: «Colpo grosso al Casinò» (1963) di Henry Verneuil, dove recitò per la prima volta con il più popolare attore francese dell’epoca, Jean Gabin, interpretando un giovane impulsivo truffatore. Ai successi della vita professionale per Delon si legarono in maniera inscindibile i clamori di quella privata: una lunga e tormentata storia d’amore con l’attrice Romy Schneider, il discutibile attivismo politico e imprenditoriale, che ebbe un seguito anche giudiziario, il suo coinvolgimento in vari scandali rosa. Le vicende biografiche finirono per rendere ancora più avventurosa e seducente, agli occhi del grande pubblico, l’immagine dell’attore, che divenne, sul finire degli anni Sessanta, emblematica dei personaggi amorali e privi di scrupoli protagonisti di certi polizieschi francesi.
È sulla ambigua maschera di Alain Delon che il regista Jean-Pierre Melville costruì la figura del sicario di «Frank Costello faccia d’angelo» (1967). In «Borsalino» (1970) di Jacques Deray, il divo ebbe modo di confrontarsi con l’altro attore simbolo del cinema francese, Jean-Paul Belmondo, gareggiando con lui nell’imprimere un piglio canagliesco alla recitazione in una commedia poliziesca che ebbe successo in tutta Europa. E proprio con Belmondo già da tempo era in scena sulle cronache di gossip l’immagine della rivalità con Delon, sebbene i due grandi attori si considerassero amici fino alla fine. Gli anni Settanta furono per Delon contrassegnati da ruoli sempre legati al ’polar’, con qualche altra apparizione nel cinema d’autore. L’attore, infatti, sostituì Marcello Mastroianni nel film «La prima notte di quiete» (1972) di Valerio Zurlini, e contribuì a rendere memorabile la figura torbida e romantica del protagonista, Daniele Dominici, un maestro disilluso che rispecchia le contraddizioni e i dubbi di una generazione. Anche in «Mr. Klein» (1976) di Joseph Losey,
Delon raffigura alla perfezione un personaggio tragico e sfuggente: l’usuraio perseguitato dall’idea di un altro sé stesso negli anni bui dell’occupazione nazista a Parigi. Successivamente la carriera di Delon ha registrato una leggera battuta d’arresto. È stato infatti il protagonista di polizieschi e thriller di minore interesse, cercando di rilanciarsi come produttore e regista con «Per la pelle di un poliziotto» (1981) o «Braccato» (1983), e occupandosi anche di fiction televisiva. È tornato al cinema francese d’autore come protagonista, enigmaticamente autoironico, in «Nouvelle vague» (1990) di Jean-Luc Godard. L’appeal seduttivo di Delon è poi apparso lievemente appannato nel rendere l’invecchiato Giacomo Casanova di «Il ritorno di Casanova» (1992) di Edouard Niermans, dal racconto di Arthur Schnitzler. In seguito ha recitare in due polizieschi con Deray, «Un crime» (1993) e «L’orso di peluche» (1994), e successivamente ha anche interpretato sé stesso nell’ironica sarabanda sugli attori francesi diretta da Bertrand Blier, «Les acteurs» (2000). In anni più recenti
Delon ha rarefatto le sue interpretazioni cinematografiche (tra le più recenti si ricorda quella del 2008 nella pellicola «Asterix alle Olimpiadi») per dedicarsi essenzialmente alla recitazione televisiva (tra le altre: «Fabio Montale», 2002; «Le lion», 2003; «Frank Riva», 2003-04; «Un mari de trop», 2010). Tra le sue interpretazioni successive quelle nella pellicola cinematografica «S Novym godom, mamy!» (2012) e nel docufilm «Belmondo par Belmondo» (2015), omaggio alla carriera dell’amico-rivale Jean-Paul.