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Imane khelif, Capezzone contro i bavagli: "Non mi faccio prendere in giro"

Gabriele Imperiale
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Daniele Capezzone a valanga sul caso Imane Khelif. Il direttore editoriale di Libero infatti torna ancora una volta a dire la sua sulla pugile algerina oro olimpico a Parigi e sul caso mediatico nato dalla sua partecipazione agli scorsi giochi. Ospite di 4disera su Rete 4, il giornalista analizza quanto è stato detto durante le scorse settimane e invita tutti ad un’analisi più profonda. “Ti confesso – esordisce rivolto ai due conduttori Roberto Poletti e Francesca Barra – in tutte queste settimane a me non ha convinto il dibattito a pacchetto chiuso”. A cosa si riferisce il giornalista? “Da una parte ci sono quelli pro-Imane Khelif, descritti come bravi, carini, simpatici, progressisti, intelligenti, civilizzati, eccetera – spiega il direttore – Dall'altra, chiunque abbia un dubbio è fascista, putinista, eccetera. Spacchettiamo le questioni”. 

 

 

Per Capezzone la questione è chiara; innanzitutto bisogna evitare clamorosi errori: “Bisogna offendere Imane Khelif o chiunque altro? No. Bisogna dire il falso? Bisogna dire che è un uomo? Bisogna dire che è un trans? Assolutamente no. Gli odiatori social fanno orrore”. Ma detto questo, per Capezzone è fondamentale difendere “Il diritto di chiunque, e anche il mio e di una serie di persone non meno civili di altre, di dire che è una donna, non è un trans, ma avendo cromosomi maschili e livelli abnormi di testosterone, per noi non è bene che gareggi con altre donne, meno che mai in uno sport di contatto dove si può determinare un danno gravissimo”. Il Capezzone-pensiero è durissimo: “Il solo fatto di dire questa cosa qua in Italia è sconvolgente. Quello che dà fastidio a tante persone e dà fastidio a me, è non solo il tentativo di imbavagliarti anche se dici una cosa nel modo più civile e rispettoso, ma il tentativo di negare l'evidenza”. 

 

 

Durante la trasmissione il dibattito va avanti e tra il direttore di Libero e il giornalista de Il Fatto, Luca Sommi, si alzano i toni. A dominare la scena però è Capezzone: “Il presidente del CIO che dovrebbe essere oggetto di discussioni in mille sedi, è un signore un po' fuori che ha detto l'altro giorno che non c'è metodo per distinguere un uomo da una donna. Ma stiamo scherzando? Ma dove ci volete portare?”. Sommi prova a rispondere ma il collegamento non lo aiuta. Capezzone poi è un fiume in piena e non si ferma: “Sono un liberale, ho difeso i diritti per tutta la mia vita, ma non mi faccio prendere in giro da un signore del CIO che dice che non si può distinguere un uomo da una donna – ribadisce e poi chiude ogni dibattito – E tu, caro Sommi, sappi che il primo a dire che Imane, a suo avviso, non doveva gareggiare con una donna, sai chi è stata? Martina Navratilova, la più grande tennista degli anni 80 e persona omosessuale”.

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